La storia di Vida Shahvalad, la ragazza morta col fidanzato Enzo a Napoli. Non è vero che la salma è stata rifiutata dall’Iran
Occorre chiarire molti aspetti della vicenda che riguarda Vida Shahvalad la ragazza iraniana di 21 anni morta a Napoli in tragiche circostanze, avvelenata dagli scarichi di auto mentre era in un momento di intimità un garage condominiale insieme al fidanzato, Enzo Nocerino, anch'egli deceduto. Il primo aspetto è questo: la salma della sfortunata ragazza ad oggi non è stata rifiutata dall'Iran. Non sarebbe stato possibile, visto che l'autopsia sul corpo della giovane donna è prevista per venerdì 22 marzo.
La circostanza è chiarita a Fanpage.it da Ahmad Bahramzadeh, amico di Vida e in contatto con la famiglia della giovane e ora desideroso di smentire questa notizia che circola ma non ha conferme.
Fanpage.it ha contattato le ambasciate d'Italia a Tehran e quella dell'Iran a Roma chiedendo le posizioni ufficiali delle rappresentanze diplomatiche. Nel pomeriggio di oggi è arrivata la posizione degli iraniani:
Le necessarie pratiche per il trasferimento della salma della giovane sono seguite con attenzione e celerità da parte dell'Ambasciata e delle autorità in Italia.
Non appena sarà reso noto il parere definitivo dell'autorità competente (Procura di Napoli), le operazioni relative al trasferimento della salma , già per altro inizialmente avviate in coordinamento con le agenzie funebri competenti e i famigliari, verranno concluse al fine di permettere nel più breve tempo possibile il rientro delle spoglie in Iran.
Andiamo a ritroso: cosa è successo da far pensare che la salma fosse stata rifiutata? I fatti sono questi: ieri Alfredo Nocerino, il papà del povero Enzo, ha trovato la forza di parlare di questa orribile storia ai microfoni della "Radiazza" di Radio Marte, con Gianni Simioli e Serena Li Calzi.
L'uomo ha riportato le parole di un amico della famiglia e parlato del telegiornale iraniano in cui si dava la notizia di questa tragedia avvenuta in Italia, descrivendo i due ragazzi «semivestiti e appartati». E qui c'è il cortocircuito.
Il telegiornale in lingua farsi racconta, basandosi su un potpourri di articoli italiani sulla vicenda, una serie di particolari non confermati: che i due avessero avuto o stessero per avere rapporti sessuali, che al momento dei ritrovamento dei cadaveri fossero semivestiti eccetera.
Su Youtube dove è stato pubblicato il servizio, sono comparsi commenti sono preoccupati e indignati del tipo: «State giocando con l'onore e la vita di una connazionale e di una famiglia per fare contenuti». Ma perché questa indignazione?
C'è un non-detto di cui gli iraniani ovviamente non parlano facilmente. È l'azione della cosiddetta polizia religiosa dell'Iran (anche definita polizia morale), la Gasht-e Ershad, che nella Repubblica islamica iraniana si occupa di «proteggere» i valori iraniani, spesso con censura e violenze.
Vida Shahvalad era una ragazza perbene, sveglia e degna di stima, la sua esistenza era limpida ma viveva all'occidentale, contro certi precetti che in Iran evidentemente sono legge. Legge che – per chi si ribella – viene imposta con la forza.
Dunque la paura che Vida Shahvalad venisse delineata dai media iraniani come una «poco di buono» o «di facili costumi» (ammesso che queste definizioni abbiano senso) ha fatto il resto, facendo alzare un muro di protezione mista a diffidenza e paura, in un contesto in cui basta nonnulla per rovinare la vita di intere famiglie.
Oggi, a spazzare via ogni illazione, è arrivata la posizione ufficiale dell'ambasciata di Tehran a Roma: «Profondo cordoglio alla sua famiglia, ai suoi amici e alla comunità degli studenti residenti in Italia». Fa pensare che quanto meno la povera ragazza potrà riposare per sempre nella sua città natale.
Napoli, dimostrandosi città solidale, attraverso il suo sindaco Gaetano Manfredi, aveva fin da subito offerto ogni supporto, anche quello della sepoltura in città.
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