La storia di Santa, adottata quando aveva 5 anni: “È stato un atto d’amore”
Trentacinque anni e gli ultimi trenta passati in Italia grazie all’amore di una donna che non poteva avere figli. È la storia di Santa Vagliviello, origini brasiliane, adottata all’età di 5 anni da Giuseppe e Gina, una coppia di Caserta che, nel 1992, ha attraversato l’oceano Atlantico per regalarle una nuova vita. “Io non ce l’ho con la mia madre naturale – racconta Santa a Fanpage.it – non mi sono mai sentita abbandonata. Anzi, a diciotto anni sono tornata in Brasile perché volevo ringraziarla per avermi regalato la possibilità di una vita felice”.
Santa, che oggi è madre di due bambini, non se la sente di giudicare la scelta dolorosa di altre madri che, come la sua, non hanno potuto o voluto tenere con se i propri figli. "Sono scelte dolorose – dice – e chi le compie non va giudicato. Lasciare ad un bambino, come nel caso del piccolo Enea di cui si è tanto parlato, la possibilità di essere adottato da un famiglia, in realtà è un atto d'amore. Al pari di quello che compie chi adotta. Perché casa è quel posto dove c'è amore e non esistono madri di serie A e madri di serie B".
Santa, che sembra avere una profonda consapevolezza di cosa voglia dire essere madre, ha assistito con non poco dolore al dibattito, a tratti surreale e violento, che si è innescato sulla vicenda del piccolo Enea, il neonato lasciato dalla madre, nel giorno di Pasqua, nella sua culla della clinica Mangiagalli, a Milano. "Lasciato, non abbandonato – ci tiene a sottolineare Santa – perché come ha ricordato la Littizzeto nella sua lettera, Enea è stato affidato. E la madre, con questo gesto, gli ha semplicemente regalato la possibilità di un futuro migliore che, evidentemente, non era in grado di garantirgli diversamente".