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Omicidio di Marzia Capezzuti

La storia di Marzia Capezzuti è il racconto di una vittima silenziosa

Nella storia di Marzia c’è un dato che più di tutti emerge come preponderante. Una circostanza che, qualora l’ipotesi di omicidio venisse confermata, dovrà qualificarsi come concausa nella sua tragica fine. Si tratta della solitudine.
A cura di Anna Vagli
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Marzia Capezzuti è stata probabilmente per lungo tempo una vittima silenziosa. E le parole non dette ai genitori Ciro e Laura sono rimaste intrappolate a Pontecagnano (Salerno). Tra le mura domestiche del suo compagno, morto per cause non ancora chiarite nel 2019.

Nonostante la perdita di quest’ultimo, infatti, Marzia era rimasta a vivere a casa della sorella dell’uomo, Barbara. I contatti con i genitori originari, residenti da anni a Milano, erano invece sporadici. Per l’esattezza, la giovane li chiamava una volta l’anno. D’altro canto, non aveva neppure un proprio telefono cellulare e si serviva di quello della cognata per contattare i suoi affetti.

Quindi, Marzia – la cui storia è emersa grazie al lavoro di "Chi l'ha visto?"aveva a tutti gli effetti una nuova famiglia. Potenzialmente aguzzina. Aguzzina perché, secondo quanto denunciato da una persona coperta da anonimato, Marzia sarebbe stata vessata, segregata, barbaramente picchiata ed infine uccisa. Le motivazioni sottese, ipotizzano gli investigatori, sarebbero economiche. Riconducibili, cioè, ad una pensione di ottocento euro che Marzia percepiva a titolo di invalidità.

Ciro e Laura, i genitori biologici, non hanno più notizie della figlia dal giugno del 2021, ma la data della sua effettiva scomparsa potrebbe risalire al 7 marzo 2022. Per la sua scomparsa, sono cinque le persone iscritte nel registro degli indagati: la suocera, la cognata con il marito ed il figlio, nonché il proprietario di una auto-fficina della zona. Le accuse sono molto pesanti: omicidio ed occultamento di cadavere.

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La solitudine di Marzia

Nella storia di Marzia c’è un dato che più di tutti emerge come preponderante. Una circostanza che, qualora l’ipotesi di omicidio venisse confermata, dovrà qualificarsi come concausa nella sua tragica fine. Si tratta della solitudine. La solitudine di una ragazza desiderosa di affetti, che credeva di aver trovato l’amore della sua vita. Un amore perduto per cause non del tutto chiarite, che però aveva portato con sé la decisione  di continuare a vivere con la nuova famiglia ritrovata.

Ma è proprio in quel nucleo si è probabilmente sentita sempre più sola e maltrattata. Comunque sia andata, e questo ce lo diranno le indagini, bisogna abbandonare un costrutto sociale radicato. La solitudine sembra non riguardare la salute, ma è in realtà un grave fattore di rischio anche per l’incolumità delle persone.

Marzia Capezzuti
Marzia Capezzuti

I presunti maltrattamenti

Nell’inferno degli invisibili esiste una realtà ancora più sommersa: coloro che soffrono di invalidità emotive, sensoriali, caratteriali e comportamentali. Condizioni, queste ultime, spesso utilizzate da chi commette violenza perché in grado di agevolare l’instaurazione di una relazione disparitaria. Che, chiaramente, porta ad uno stato di subordinazione, sottomissione e di messa in dipendenza.

Secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti, la vita di Marzia sarebbe stata ridotta ad un lumicino, anche nella dignità della sua persona. Picchiata, denigrata, addirittura segregata. Costretta a dormire in uno scantinato e addirittura a prostituirsi.Vittima di un annichilimento progressivo, sia fisico che psicologico.

Come denuncerebbe il suo sguardo perso nel vuoto ed i capelli tagliati in una delle ultime foto che la ritraggono. Maltrattata e devastata nel fisico e nella psiche. Circuita da persone pressoché sconosciute e che dicevano di volere bene. Quando, forse, l’unico motivo per il quale l’avevano accolta nella loro abitazione, era di natura economica. Utilizzata mensilmente come un salvadanaio per gli ottocento euro a lei dovuti a titolo di invalidità.

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