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La storia di Enea, dopo le parole di Luca Trapanese emergono le storie di tanti genitori adottivi

Il clamore per la vicenda avvenuta a Pasqua, il neonato lasciato dalla mamma in un ospedale a Milano, dopo la testimonianza di Luca Trapanese ha fatto emergere molte storie di famiglie adottive.
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La storia del piccolo Enea, lasciato dalla madre naturale in un ospedale di Milano, ha aperto un mondo, solitamente poco incline a raccontarsi, non foss'altro per tutelare il bene più importante: la figlia o il figlio. Sono i genitori che hanno voluto – e in Italia di volontà ce ne vuole tanta, visto l'iter farraginoso – adottare una bambina o un bambino.

Dapprima, le parole del personaggio televisivo Ezio Greggio che aveva offerto aiuto economico alla mamma del piccolo Enea, invitandola «a riprendersi il figlio, che ha bisogno di una mamma vera» poi la risposta di Luca Trapanese, papà adottivo prima che operatore delle politiche sociali e assessore al Welfare a Napoli . Trapanese ha replicato così: «La sua è stata una scelta d'amore. E noi siamo genitori veri». E le sue parole hanno ingenerato a mezzo social network una serie di testimonianze di famiglie adottive – nell'ordine delle centinaia – tutte molto toccanti.

C'è Alessandra che si esprime così rispetto al Greggio-pensiero: «Ieri ho passato la giornata con i cugini di mio marito. Uno di loro, con la moglie, ha adottato due bambine. Leggere quel post è stato come condividere la coltellata nel cuore che loro, sicuramente, hanno sentito». Poi qualcuno parla in prima persona, raccontando la propria, di esperienza. È il caso di Patrizia: «Sono una mamma adottiva ,una mamma vera, amo immensamente mio figlio e sono sempre infinitamente grata a quella mamma che gli ha dato la vita e ha dato a me un dono meraviglioso».

La storia dei genitori "veri" è quella che fa più arrabbiare. Il perché lo spiega Tiziana:

Queste parole mi hanno toccato profondamente nell’animo.Spero tantissimo che la mamma rinsanì e ritorna dal suo piccolo Enea, ma vorrei dire ad Ezio Greggio che per fortuna esistono le”mamme non vere” che amano questi figli abbandonati come figli propri perché chi adotta un bambino lo partorisce con il cuore e lo ama immensamente come la mamma biologica. Questo è ciò che provo io e tutte le “mamme non vere” come me.

Maria Pina racconta di aver cresciuto um bimbo ora diventato uomo: «Ho accolto fra le mie braccia, un bambino, ora adulto, che la madre ha amato e lasciato amorevolmente alle cure del reparto in cui ha partorito. L'amore non è dato soltanto dal legame genetico, l'amore è molto di più».

È la stessa reazione di  Simona «mamma di un magnifico ragazzo di 22 anni che la madre biologica mi ha donato»:

Non c’è giorno che non ringrazi questa donna per aver amato così tanto mio figlio da dare a lui la possibilità di crescere nell’amore autentico che mio marito ed io, e poi i fratelli, gli diamo tuti i giorni. Sono profondamente grata a questa donna che ha agito nel rispetto della vita che ha portato in grembo. Genitore è chi sceglie di esserlo.

Luca Trapanese
Luca Trapanese

Nessuno ha parole di biasimo nei confronti della donna che ha lasciato il bambino alle cure dell'ospedale Mangiagalli di Milano (il piccolo Enea ha già trovato una famiglia affidataria). «La biologia non rende genitori – dice Elisa -. L'amore, la dedizione, la cura fanno un genitore».

E spiega:

Questa mamma ha dimostrato di amare immensamente il suo piccolo, dandogli l'opportunità di una vita migliore di quella che lei avrebbe potuto offrirgli. I genitori adottivi hanno accolto l'appello di questa mamma, e anche quello non è da poco. Si può discutere su cosa le istituzioni potrebbero fare in più per queste situazioni…il resto sono discorsi sciocchi…buona vita Enea, hai quanto la mia piccola, il nostro cuore fa il tifo per te!

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