Quando si parla della rappresentazione del corpo femminile torna sempre utile questo cortometraggio realizzato dalla BBC che, come vuole il volgo, fa ridere ma fa anche riflettere. Si chiama la “Leading Lady” e potremmo tradurlo con «la protagonista» e racconta le audizioni per il ruolo da protagonista per un non meglio precisato film che si suppone drammatico. Davanti ai responsabili del casting sfilano tantissime donne, tutte belle, tutte preparate, molte anche famosissime, ma nessuna sembra rispondere ai criteri della leading lady che deve essere allo stesso tempo «magra ma formosa, sexy e innocente» insomma «una vergine sexy con il seno e i fianchi ma non troppo grossi. Non ha mai fatto sesso ma tutto in lei parla di sesso – perché lei lo vuole – ma non troppo. Non poco ma nemmeno troppo. Insomma, è la protagonista».
Siamo martellati da questo tipo di immagini di donne durante i programmi di intrattenimento, sportivi e di informazione; queste donne sono le protagoniste dei film e delle serie televisive, le presentatrici delle nostre trasmissioni preferite o le comprimarie del conduttore di turno, sono le cantanti e le giudici dei talent, sono le protagoniste degli spot, delle copertine e le troviamo nelle storie e nei feed dei nostri social network; sono anche nelle nostre città sotto forma di cartelloni pubblicitari, immagini promozionali e, perché no, anche di statue.
L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda la statua dedicata alla Spigolatrice di Sapri, protagonista di una poesia di Luigi Mercantini dedicata alla fallimentare spedizione di Carlo Pisacane. Inaugurata in pompa magna alla presenza del sindaco Antonello Gentile, l’immagine dell’opera attorniata da uomini in giacca e cravatta ha fatto in poche ore il giro dei social suscitando molta indignazione. La spigolatrice viene infatti rappresentata come una giovane donna magrissima ma con il seno e il sedere molto pronunciati, accentuati da un abito che ne abbraccia le forme mettendole in risalto.
In seguito alle polemiche suscitate dalla sua opera, lo scultore Emanuele Stifano ha scritto un post sulla sua pagina Facebook per difendersi dalle accuse: «Mi sono state rivolte accuse di ogni genere che nulla hanno a che vedere con la mia persona e la mia storia. Quando realizzo una scultura tendo sempre a coprire il meno possibile il corpo umano, a prescindere dal sesso – e aggiunge – Questo per sottolineare una anatomia che non doveva essere un'istantanea fedele di una contadina dell'Ottocento, bensì rappresentare un ideale di donna».
In effetti la donna ideale di Stifano farebbe la felicità degli addetti al casting della BBC perché è magra ma formosa al punto giusto, seducente ma non volgare, le labbra turgide sono accompagnate a uno sguardo fiero senza essere provocante. Insomma, la parte della protagonista sarebbe sua e non bisogna volare troppo con la fantasia per immaginare un’attrice con queste sembianze interpretare la spigolatrice in una fiction su Carlo Pisacane durante la scena madre in cui guarda l’esercito borbonico fare strage degli eroi giovani e forti mentre viene illuminata da una luce rigorosamente smarmellata.
Come ha recentemente spiegato il nutrizionista Edoardo Mocini sul suo profilo instagram, se è innegabile che sono sempre esistiti dei canoni estetici a cui soprattutto le donne hanno dovuto rispondere, è altrettanto vero che solo da qualche decennio – e più precisamente con l’arrivo dei mezzi di comunicazione di massa e della televisione – queste immagini sono diventate molto pervasive; recentemente la giornalista e attivista Jia Tolentino ha dedicato a questo argomento un saggio intitolato Trick Mirror in cui racconta come una nuova estetica sempre più artefatta si sia impadronita anche dei social network e in particolare proprio di Instagram, con immagini artefatte e distorte da filtri che modificano i volti eliminando le imperfezioni, uniformando l’incarnato e ingrandendo occhi e labbra.
Tutto intorno a noi ci spinge a rispondere all’ideale di donna perfetta e irraggiungibile che nei secoli ha avuto come unici autori gli uomini che raffiguravano volti e corpi con lo scopo principale di rispondere alle loro fantasie. Ecco quindi che una contadina ottocentesca che verosimilmente non godeva di ottima salute oggi viene raffigurata come un’attrice-modella degli anni Duemila con il sedere di Kim Kardashian e il volto di Dua Lipa.
Nelle stesse ore in cui veniva inaugurata la statua di Sapri, Beppe Grillo pubblicava sui suoi social network un fotomontaggio che raffigura la sindaca di Roma Virgina Raggi come una moderna vestale con scudo, elmo e un abito bianco mosso dal vento che ne esalta la vita sottile e il seno prosperoso.
Poche ore dopo però, lo stesso Grillo pubblica i risultati di uno studio che denuncia gli effetti negativi dei social network sui giovani, dimenticando forse che tra le cause di tanto malessere ci sono proprio i modelli di volti e corpi irraggiungibili e perfetti che vengono loro continuamente propinati.
In seguito al movimento #metoo e al rinnovato interesse generale verso la rappresentazione delle donne, è aumentata la richiesta di un tipo di rappresentazione più inclusiva. I risultati sono a volte deludenti, come ha raccontato recentemente anche la scrittrice Carolina Capria, ma i tentativi di rispondere a queste nuove istanze rimangono il più delle volte per quanto imperfetto, decisamente apprezzabili. Peccato però che alcuni sembrano impassibili di fronte al cambiamento e rispondono piccati a qualsiasi tentativo di innovazione. Del resto, come cantava Guccini, gli eroi sono tutti giovani e belli. Le eroine, poi, non ne parliamo.