“La serie tv non c’entra niente con la realtà: vi racconto il vero Mare Fuori”
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Un’infanzia complessa che la porta a varcare i cancelli dell’Ipm di Nisida già a 14 anni. Li ci resta un anno, per rimbalzare poi tra varie comunità per minori, fino ad arrivare alla Casa Circondariale femminile di Pozzuoli.
È la storia di Dragana, 27 anni, e fortunatamente non finisce qui. Dragana è una di quelle che ce l’hanno fatta, oggi è una donna libera e consapevole e lavora in una cooperativa da cui è nato il Progetto Puteoli Sacra, una realtà che offre un’opportunità di integrazione lavorativa e sociale a giovani e donne che hanno terminato, o stanno per terminare, periodi di riabilitazione presso l’Istituto Penitenziario per minori di Nisida e la Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli.
Lei il "Mare Fuori" l'ha trovato ma, come racconta:
Non è stato semplice, lo Stato ti abbandona, sia dentro che fuori il carcere. La verità è che bisogna imparare a salvarsi un po' da soli e bisogna imparare ad accogliere il sostegno di quelle poche brave persone che ci tendono una mano. Perchè ci sono.
Lo strepitoso successo della serie teen Rai-Netflix "Mare Fuori" sembra non lasciare spazio a critiche o valutazioni di merito sui messaggi che passano una volta entrati nel "magico" mondo della serie.
Magico, si, perché come ci spiega Dragana:
Quello che si vede nella serie non ha nulla a che fare con la realtà e fa una certa impressione vedere turisti in giro per la città alla ricerca dell'Ipm o, peggio ancora, vedere ragazzini napoletani che quasi desiderano trascorrere una settimana a Nisida dopo aver visto la serie.
Quello è un luogo di sofferenza, che ti segna e ti peggiora.Io a Nisida non ho ricordi belli.
E sull'utilità di aver trascorso un anno della propria vita in un carcere minorile Dragana non ha dubbi. «Certo che mi è servito, mi è servito solo a capire che non voglio più metterci piede in carcere».
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