La poliziotta stuprata a Napoli: “Tornata al lavoro perché dovevo essere più forte di quello che era accaduto”
Dopo quasi un anno ha rotto il silenzio, e ha deciso di mostrarsi, Alessandra Accardo, la poliziotta che nell'ottobre 2022 venne stuprata nel porto di Napoli da un immigrato bengalese. Ha parlato in esclusiva ai microfoni del Tg3, l'intervista verrà trasmessa durante Linea Notte alle 23 di stasera, 11 settembre, uno stralcio è stato mandato in onda durante l'edizione delle 19.
Lo ha fatto per raccontare quelli che definisce "i venti minuti più lunghi della mia vita", ma soprattutto per lanciare un messaggio: straziata nel fisico e nella mente da quella terribile storia, così come sarebbe successo per chiunque, dopo tre mesi ha deciso di tornare al lavoro perché "dovevo essere più forte di quello che mi era accaduto".
La vicenda risale all'ottobre del 2022, quando l'agente, che da poco aveva concluso il turno di lavoro e stava tornando a casa, venne aggredita nella zona del porto da un uomo che la picchiò ferocemente mentre abusava di lei. Il responsabile era stato arrestato poche ore dopo: si tratta di un 23enne originario del Bangladesh che dopo essere stato individuato aveva ammesso le proprie responsabilità. Nel marzo 2023 è stato condannato, con rito abbreviato, a 14 anni di reclusione per violenza sessuale e tentato omicidio.
"Lui fa di tutto per trascinarmi dietro a un gabbiotto – racconta la poliziotta al Tg3 nello stralcio mandato in onda – da lì iniziano i 20 minuti più lunghi della mia vita. Per tutto il tempo ha cercato di aggredirmi, con qualsiasi cosa fosse nella sua disponibilità. Quando mi faceva parlare, ogni tanto, gli chiedevo: "Se vuoi violentarmi, perché mi stai ammazzando?" Lui continuava. Io pensavo di non tornare più a casa".
A interrompere quella violenza, che forse si sarebbe conclusa proprio con un omicidio, fu un camionista di passaggio. La donna, soccorsa, venne portata al Cardarelli e ricoverata con gravi ferite. Era stata colpita violentemente anche alla testa.
"Oggi sto bene – racconta ancora Alessandra Accardo – sono tornata al lavoro dopo tre mesi. Ancora non stavo bene: portavo i segni sul corpo, non camminavo bene, ho avuto una serie di problemi… però, sono rientrata perché penso che ad un'azione così cattiva deve rispondere qualcosa che sia più forte. Quindi, dovevo essere più forte di quanto mi era accaduto".