Oggi Napoli appariva, anzi non appariva così. Un velo lattiginoso verso il mare ma anche su, volgendo lo sguardo alle colline e a Castel Sant’Elmo che tutto sovrasta.
Il velo bianco ti impedisce di capire i particolari, di definirli.
E io che ce l’ho davanti non capisco perché oggi una famiglia piange un ragazzo di diciotto anni ucciso con una botta in petto davanti agli chalet di Mergellina.
Il “Time” dice che Napoli è una méta da vedere quest’anno e io non capisco. La metropolitana si ferma, così, bellebuono, lascia tutti a terra: non capisco.
Ma Napoli è piena di turisti. Napoli si tinge d’azzurro. Napoli rinasce. Napoli ovunque, ve la state vendendo pezzo pezzo: raccontata, sceneggiata, scritta, fritta, al forno, all’acqua pazza. Apre una pizzeria sul Lungomare, ne apre una al Vomero: è sfida.
E ogni regista vuole girare un film con un pezzettino di Napoli, la città oggi bianca e umida, dove un ragazzo – e non sappiamo perché – è stato ucciso in un sabato sera poco distante la lapide di un altro ragazzo, Francesco Estatico, ammazzato diciannove anni fa. Metteranno un’altra targa lì per Francesco, “Checco” Maimone, diciotto o diciannove anni, di Pianura?
Oggi forse per questo la nebbia è calata su tutta la città, avrà pensato: meglio che non vi guardate nemmeno uno in faccia all’altro a Napoli. E forse per questo la metropolitana si è fermata un’altra volta, avrà pensato: meglio che non camminate, non girare, non fate un cazzo.