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La “mossa Kansas City” dei Mazzarella: attaccare i Reale per non incontrare il boss Bosti

Il clan Mazzarella era pronto a scatenare una guerra contro i Reale di San Giovanni a Teduccio per non incontrare il boss Bosti, temendo un agguato dai Contini.
A cura di Nico Falco
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La "mossa Kansas City" è quando guardano a destra e tu vai a sinistra. Una strategia che prevede un inganno, un diversivo, per sparigliare le carte in tavola ed uscire da una situazione scomoda. Definizione di  presa in prestito dal film "Slevin", che ben si adatta al piano che stavano preparando i camorristi del clan Mazzarella di Napoli, che pochi mesi fa erano pronti a scatenare una guerra di camorra che avrebbe sconquassato gli equilibri criminali di Napoli e Provincia, spostando soldati e alleanze come sul tavolo del Risiko.

Obiettivo: evitare, ad ogni costo, di vedere Patrizio Bosti, in quel momento prossimo alla scarcerazione. Perché, se un boss di tale calibro chiede un incontro, non gli si può dire di no. Ma le cose cambiano se c'è il rischio che dietro quella convocazione si nasconda una imboscata. E allora, che fare? La guerra. Non al clan Contini, ma ad un altro gruppo criminale.

Il piano dei Mazzarella: una guerra di camorra per non incontrare Bosti

La strategia del clan, riportata nell'ordinanza a carico dei tre vertici dei Mazzarella, è stata ricostruita grazie alle microspie che i carabinieri avevano piazzato in casa di Ciro Mazzarella. Le intercettazioni sono molto recenti, risalgono al giugno 2022. Proprio in quel mese è prevista la scarcerazione di Patrizio Bosti, elemento di spicco e reggente del clan Contini. E c'è un problema, enorme.

In passato, durante una precedente scarcerazione, Bosti avrebbe tentato di fare ammazzare Salvatore Barile, convocandolo ad un appuntamento al quale l'uomo però non si presentò; circostanza che fino a quel momento era stata nascosta allo stesso Ciro Mazzarella. L'astio, forse, risale al pestaggio di Ettore Bosti, ‘o Russo, figlio di ‘o Patrizio, a cui avrebbe partecipato anche Barile. Dopo quell'episodio non ci furono conseguenze, quindi c'è anche il dubbio che in realtà il boss non avesse ordito nessun agguato. E, in questo ultimo caso, non andare all'incontro sarebbe una grave scortesia.

Il timore di un agguato da parte del clan Contini

In attesa della nuova scarcerazione di Bosti, temendo un attacco, Ciro Mazzarella dice che bisogna organizzarsi con una risolutezza tale che i Contini "non devono fiatare", non devono avere il tempo di reagire. Anche perché, dice Barile, nel caso ‘o Patrizio avesse chiesto loro un incontro, questo avrebbe potuto significare che "o vuole portare avanti i discorsi o ci vuole uccidere all'appuntamento… sono due fasi 50 e 50".

"Totoriello" dice di voler comunque incontrare Bosti, ma Mazzarella non è d'accordo: quel boss, spiega, avendo l'esperienza dei cognati, ovvero Eduardo Contini e Francesco Mallardo (ai vertici dell'Alleanza di Secondigliano), "non ti fa tornare più indietro… non è ‘o tipo Patrizio che si litiga. Patrizio vai là, ti dà l'appuntamento, vai là.. e ti strafoga… e ti fa scomparire…".

Salvatore Barile e Patrizio Bosti
Salvatore Barile e Patrizio Bosti

La "mossa Kansas City" del clan: l'attacco ai Reale

È Salvatore Barile che illustra l'idea che potrebbe mettere al riparo da un eventuale agguato e al tempo stesso preservare i rapporti coi Contini: far partire una guerra di camorra. L'obiettivo sarebbe Carmine Reale, il "cinese", ai vertici dell'omonimo clan di San Giovanni a Teduccio, Napoli Est.

Un espediente per evitare, almeno in una prima fase, di incontrarsi con Bosti: "Abbiamo la guerra con il cinese e ci chiudiamo già da ora? A questo punto gli vado a dare contro al cinese… Troviamo la scusa del cinese e ci siamo riguardati il cinese… e non ci possiamo muovere da sopra".

Se attuata, rileva il gip nell'ordinanza, l'idea di "Totoriello" "porterebbe enorme fermento nella zona orientale e rischierebbe di accelerare un meccanismo le cui conseguenze immediate non sono calcolabili, anche in considerazione del fatto che ormai sono stati svelati i nomi dei presunti assassini di Reale Patrizio, fratello del suddetto Carmine": per quell'omicidio, avvenuto l'11 ottobre 2009, sono stati infatti arrestati il 16 maggio 2022 diversi esponenti del gruppo D'Amico di San Giovanni a Teduccio, articolazione dei Mazzarella.

In vista della guerra Carmela Di Martino, moglie di Ciro Mazzarella, consiglia a Salvatore Barile di lasciare la sua attuale abitazione, nella zona del "Connolo", dove sono presenti i "Soricilli", legati ai Contini; lui risponde di averci già pensato e aggiunge che, in caso di un attacco da parte di Bosti, scatenerà una guerra anche contro quel gruppo con l'intenzione di conquistare la zona: "Il rione poi una volta che si è rotto mi gioco di prendermelo", e "una volta che è guerra, è guerra, ti porto pure per prendermi il rione".

La preparazione della guerra di camorra

Per affrontare gli scontri che appaiono imminenti, i due cugini riflettono sulle strategie da adottare e sulla possibilità di coinvolgere un altro cugino, che sarebbe stato scarcerato a breve.

Innanzitutto, è necessario che i tre cugini ai vertici "rompano" le misure a cui sono sottoposti (Ciro e Michele Mazzarella alla libertà vigilata e Barile alla sorveglianza speciale con obbligo di dimora), in modo da muoversi liberamente e non dare punti di riferimento ai nemici.

Poi servono le armi. Molte. Ma nemmeno questo sembra un problema: Barile dice di avere già messo da parte 20/30 mila euro, il cugino gli consiglia una persona che potrebbe procurargliele. E i due sembrano intenzionati a colpire anche i parenti, oltre che gli obiettivi. Alla fine Barile chiude la discussione, rileva il gip, "con l'auspicio che non si verifichi lo scontro tra i due clan e che la scarcerazione di Bosti Patrizio sia un momento di festeggiamento per tutti".

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