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La leggenda napoletana di Colapesce a Palazzo Filomarino, un tempo dimora di Benedetto Croce

Colapesce, la leggenda amata da Croce al Maggio dei Monumenti. Domenica a Palazzo Filomarino visite e reading con Andrea Renzi.
A cura di Redazione Cultura
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La leggenda napoletana di Colapesce che tanto affascinò Benedetto Croce è protagonista del Maggio dei Monumenti domenica 19 maggio con visite guidate a Palazzo Filomarino, oggi sede della fondaazione crociana e dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici e un reading dell'attore Andrea Renzi.

L'iniziativa speciale – dalle 10.30 alle 13,.0 – in collaborazione con Casa del Contemporaneo/ Le Nuvole, prevede l'apertura della sede dell'Istituto con due gruppi di visita, guidati da storici dell'arte per illustrare la storia e le caratteristiche del Palazzo di Via Benedetto Croce e un percorso interno alla sede dell'istituto e alla sua raccolta di volumi illustrato da esperte bibliotecarie. Seguirà il reading di Renzi. La partecipazione è gratuita, prenotazione obbligatoria (arte@lenuvole.com).

Marta Herling, segretario generale dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici, spiega:

Ispirandoci al tema centrale dell'Acqua che si irradia nella vita, letteratura e storia della città di Napoli, abbiamo voluto intrecciare il percorso dei visitatori fra le mura di Palazzo Filomarino con la leggenda del mare di Niccolò Pesce, rappresentata nel bassorilievo che introduce alla dimora di Croce e nelle pagine del filosofo nella sua incessante indagine nelle profondità della vita umana.

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Fu proprio Croce a voler realizzare una copia del bassorilievo di epoca classica che ritrae Colapesce, il ragazzo coperto di squame con un pugnale e che si trovava sulla facciata di un palazzo a Mezzocannone, dove fu posto nel Settecento all'epoca del suo ritrovamento per i lavori in via Sedile di Porto. L'originale oggi è esposto al Museo di San Martino.

Il filosofo pose la copia sopra l'uscio della sua abitazione che oggi ospita la sede della Fondazione "Biblioteca Benedetto Croce". «Una delle leggende che più mi colpirono nei miei primi anni in Napoli – scrisse Croce in ‘Storie e leggende napoletane' – fu quella di Niccolò Pesce: del fanciullo che amava starsene sempre in mare, facendo gridare sua madre, la quale, un giorno, nel calore dello sdegno gli gettò la maledizione, che ‘potesse diventar pesce'; e da pesce o quasi pesce egli visse da allora…. Mi persi, molte volte, fanciullo, con l'immaginazione nei fondi del mare che l'ardito esploratore frugava».

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