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La guerra del pomodoro. Non solo aumenti del gas, è scontro fra aziende conserviere e agricoltori

Non è solo gas e aumenti collegati. Sul pomodoro nel sud Italia c’è una vera e propria guerra di prezzi che acuiscono lo scontro tra imprese conserviere e coltivatori.
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Non è solo il fortissimo aumento del materiale energetico (ovvero il gas) a causare la crisi nella trasformazione dei pomodori. Ma l' «oro rosso» rischia di diventare davvero più prezioso dei lingotti in questa fase. E ad averne la peggio ovviamente sarebbero i consumatori per i quali pelate, passate e concentrati schizzerebbero a prezzi rilevanti, rendendo più caro perfino il classico piatto di pastasciutta.

Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav, l'associazione che raggruppa le imprese di conserve alimentari vegetali ha toni allarmati: «Costo del gas aumentato del 1000% e richieste ingiustificate da parte agricola nel bacino del Sud stanno mettendo in ginocchio centinaia di imprese». Anicav chiede intervento delle istituzioni. Ma su cosa? Presto spiegato da De Angelis:

L’incremento vertiginoso dei prezzi dell’energia è quello che balza subito all’occhio. Il costo del gasolio ha fatto lievitare quello del trasporto, ma più di tutto il resto stanno causando gravi problemi i rincari esponenziali, addirittura oltre il 1000%, del gas metano, il più utilizzato negli stabilimenti di produzione delle conserve di pomodoro.

E ancora: l’acciaio, necessario per la produzione delle scatole che rappresentano il principale contenitore dei nostri prodotti, il vetro, la carta e le vernici per le etichette, cartone, plastica e legno per gli imballaggi secondari. Tutto sta registrando aumenti a doppia cifra.

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Fin qui tutto concorda con quanto raccontato dai produttori. A Fanapge.it Francesco Franzese de "La Fiammante" aveva mostrato una super-bolletta da quasi un milione di euro di gas e raccontato di tutti i rincari.  Ma c'è di più: secondo le imprese conserviere gli agricoltori avanzano pretese speculative: «A peggiorare un quadro già pieno di difficoltà i tentativi di speculazione della controparte agricola nel bacino del centro-sud».

È Marco Serafini, Presidente di Anicav a denunciare quelle che definisce «ingiustificate e immotivate richieste»:

Quello che sta accadendo nel bacino centro-sud ci lascia davvero attoniti.

Siamo costretti a subire le pressioni del mondo agricolo che, nonostante l’elevato prezzo medio della materia prima riconosciuto, con incrementi senza pari nella storia della nostra filiera, continua ad avanzare ingiustificate ed immotivate richieste di ulteriori aumenti che stanno mettendo a rischio l’intero comparto alimentando una spirale inflazionistica a tutto danno del consumatore finale.

Secondo i produttori c'è una differenza tra quanto richiesto dai coltivatori del Nord e da quelli meridionali:

Non si riesce davvero a comprendere perché nel Nord Italia si possa rispettare per il pomodoro tondo il contratto a 108 euro a tonnellata, malgrado la gravissima siccità che ha colpito quella zona, mentre al Sud, nonostante un prezzo medio di riferimento di 130 euro a tonnellata, si continua imperterriti a chiedere ulteriori aumenti di giorno in giorno. Tutto ciò non è accettabile.

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