“La firma è di Picasso”: il quadro trovato in un cantina a Capri e rimasto per 50 anni in salotto
Adesso è arrivata anche la conferma dalla perizia calligrafica: quella firma in alto è proprio di Pablo Picasso. Ora l'ultima parola spetta alla Fondazione gestita dagli eredi dell'artista spagnolo: se arriverà un "sì", il valore dell'opera potrebbe schizzare a dieci, dodici milioni di euro. È l'ultimo capitolo della incredibile storia di Luigi Lo Rosso, rigattiere di Pompei che negli anni '60 del secolo scorso, senza rendersene conto, si è ritrovato tra le mani un quadro che potrebbe avere un dipinto inestimabile. La storia era emersa nel 2019, oggi il rigattiere non c'è più e a portare avanti la sua battaglia sono gli eredi.
Il Picasso appeso per cinquanta anni nel salotto di casa
È il 1962 quando Lo Rosso, che all'epoca ha 24 anni, sgomberando la cantina di una villa di Capri trova una tela arrotolata. Non ci dà troppo peso, non conosce il nome della firma, ma decide di portarselo a casa, lo sistema in una cornice e lo appende in salotto, dove resterà per cinquanta anni. È un ritratto di donna, sicuramente particolare: in famiglia si guadagna il nomignolo di "lo sgorbio".
Qualche anno dopo uno dei figli del rigattiere nota sui libri di scuola delle immagini che gli ricordano quella che ha appesa in casa. Gli sembra proprio lo stesso stile. Ne parla coi genitori e la faccenda viene praticamente liquidata subito: non può di certo essere un Picasso, al massimo sarà una copia. Col passare del tempo, però, il dubbio si fa sempre più insistente: e se, invece, fosse un quadro originale?
Le perizie sul quadro del ritratto di donna
Agli inizi del duemila la famiglia si convince: vale la pena di tentare, pagare le perizie e capire se quello è un tesoro che potrebbe cambiare loro la vita. Vengono effettuati analisi chimiche sui materiali, confronti con le altre opere, indagini storiografiche, gli esiti confermano che il dipinto è stato realizzato tra gli anni '40 e '50 e suggeriscono che potrebbe trattarsi di un ritratto di Dora Maar, poetessa e fotografa francese, che con Picasso ebbe una relazione durata nove anni.
Le risultanze raccolte, però, non bastano. Anzi, sopraggiunge anche un sequestro per ricettazione, accusa che poi cade e il quadro viene restituito. Torna a "casa", ma resta sempre nel limbo: vero o falso? Negli anni diversi esperti si esprimono a favore con le proprie consulenze sull'autenticità e sulla legittima provenienza: Paolo Cornale (CSG Palladio), Davide Bussolari (X Diagnostica per l’Arte Fabbri) e l'avvocato Franca Vitelli (Studio Legale Vitelli).
Grazie a Luca Gentile Canal Mercante, presidente della Fondazione Arcadia, arriva l'ennesima consulenza, quella dell'ingegnere fiorentino Maurizio Serracini, esperto nelle analisi chimico-scientifiche delle opere d'arte. La Fondazione Picasso, intanto, non ne vuole sapere: di richieste del genere ne arrivano a centinaia al giorno e, poi, nel catalogo ufficiale c'è già un ritratto di Dora Maar, praticamente uguale a quello in possesso del rigattiere.
La perizia calligrafica: "La firma è di Picasso"
L'ultima tappa, come riporta Il Giorno, è degli inizi di settembre: Cinzia Altieri, grafologa e forense e dell'arte, consegna la consulenza sulla firma. Ed è sicura: non ci sono evidenze che si tratti di un falso, è quella di Pablo Picasso. Ora Marcante, aggiunge il quotidiano, presenterà questo ultimo studio alla Fondazione di Parigi, insieme ai precedenti accertamenti. E il valore potrebbe salire dai sei milioni attuali, raggiunti proprio grazie alle precedenti verifiche, a dieci o dodici milioni di euro.