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Il Boss delle cerimonie e il Castello delle Cerimonie

La fine del Castello delle Cerimonie: per Sonrisa revocate licenze di ristorazione e dell’albergo

Il Comune di Sant’Antonio Abate revoca le licenze di ristorazione e albergo all’hotel La Sonrisa: stop a tutte le attività. Ma i gestori potrebbero fare ricorso al Tar.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Matteo Giordano e Imma Polese, titolari dell'albergo-hotel "La Sonrisa"
Matteo Giordano e Imma Polese, titolari dell'albergo-hotel "La Sonrisa"
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Addio ai sontuosi ricevimenti per matrimoni in stile napoletano del "Castello delle Cerimonie". Il Comune di Sant'Antonio Abate, dove si trova la struttura, nella provincia di Napoli, ha revocato le licenze di ristorazione ed albergo al Grand Hotel La Sonrisa, famosissimo per il reality su Real Time. Stop a tutte le attività. La sindaca Ilaria Abagnale: «Stop a tutte le attività. Prosegue il complesso iter per l'acquisizione del bene a patrimonio comunale». Ma non è escluso che i gestori possano fare ricorso al Tar e che il Tribunale amministrativo regionale della Campania possa decidere una sospensiva del provvedimento. Se così non sarà La Sonrisa dovrà cessare le attività. Altrimenti la Polizia Municipale dovrà apporre i sigilli.

Il Comune di Sant'Antonio Abate: "Stop a tutte le attività"

La decisione del Comune, che arriva all'indomani della confisca amministrativa della struttura per lottizzazione abusiva dello scorso febbraio, blocca, in questo modo, tutte le attività della struttura ricettiva e ristorativa. Niente più cerimonie nuziali, prime comunioni e battesimi nel pittoresco e barocco stile inconfondibile del Castello delle Cerimonie. Solo pochi giorni fa, la famiglia Polese, che gestisce il Grand Hotel, aveva annunciato a "Novella 2000" l'intenzione di girare altre stagioni del reality show: "Se della trasmissione Il Castello delle Cerimonie ci saranno altre stagioni? Sicuramente ci saranno, ma non posso dire niente a riguardo" aveva detto Donna Imma Polese, figlia di don Antonio, il "Boss delle Cerimonie" del ristorante-albergo "La Sonrisa" di Sant'Antonio Abate (Napoli) e oggi titolare della struttura insieme al marito Matteo Giordano.

Dopo la sentenza definitiva della Corte di Cassazione, La Sonrisa è diventata di proprietà del demanio comunale. Il Comune dovrà deciderne il destino. Ma le attività sono proseguite in questi mesi, con le prenotazioni delle cerimonie già effettuate. I Polese stanno infatti pagando un canone mensile, come indennità di occupazione di circa 30mila euro al mese.

Il Comune aveva già annunciato la sospensione delle licenze, adesso è arrivata la comunicazione ufficiale alle parti interessate: “Come comunicato nelle scorse settimane – scrive Ilaria Abagnale, sindaca di Sant'Antonio Abate – è stato notificato il provvedimento di revoca delle licenze per la ristorazione e per l'albergo alle tre società che hanno gestito finora il complesso immobiliare denominato “Grand Hotel La Sonrisa”, in vista della completa acquisizione del bene a patrimonio comunale”.

Notificati i provvedimenti alle tre società interessate de La Sonrisa

Alle tre società coinvolte è stato notificato il provvedimento di revoca delle due licenze di pubblico esercizio e per l'esercizio dell'attività alberghiera, con «contestuale cessazione delle attività alberghiera e di ristorazione». Al netto di eventuali ricorsi al Tar o sospensive, tutte le attività dovranno cessare. “In caso di mancata ottemperanza, anche parziale, del provvedimento – si legge nel provvedimento notificato dagli Uffici comunali abatesi  – si  procederà alla chiusura forzata dei locali mediante l'apposizione di sigilli».

«Con questo provvedimento – spiega la sindaca Ilaria Abagnale – prosegue il complesso iter per la completa acquisizione del bene a patrimonio comunale, in esecuzione di una sentenza definitiva che prevede la confisca per il reato di lottizzazione abusiva. Tutte le operazioni stanno proseguendo, anche sulla base del confronto sempre aperto con la Prefettura di Napoli e con la Procura Generale, costantemente informate degli sviluppi»..

«Nelle prossime settimane – prosegue la sindaca di Sant'Antonio Abate – il Consiglio Comunale sarà chiamato a pronunciarsi sui primi atti d'indirizzo per il futuro degli immobili e dell'area di circa 44mila metri quadrati che entreranno a far parte delle proprietà del Comune. Un primo passo per dare nuova vita a quell'area – conclude Ilaria Abagnale – seguendo i dettami della sentenza della Corte di Cassazione, che ha indicato come alternative la demolizione o il recupero del compendio immobiliare attraverso una pianificazione».

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