La figura di Massimo Di Caprio: gli affari coi clan, poi volto social della pizzeria Dal Presidente
Ufficialmente era il proprietario e il volto social della pizzeria "Dal Presidente", rilevata più di dieci anni fa da Enzo Cacialli, uno degli eredi di Ernesto, ovvero "il pizzaiolo del Presidente". Ma Massimiliano Di Caprio, arrestato oggi nell'ambito dell'inchiesta sul riciclaggio del clan Contini, era una vecchia conoscenza delle forze dell'ordine: ha pregiudizi penali e di polizia per furto, rapina, lesioni personali, evasione, detenzione e spaccio di droga, esercizio abusivo di scommesse ed è stato destinatario di misura di prevenzione in quanto considerato delinquente abituale. L'uomo, è bene precisarlo, ha espiato l'ultima pena nei primi anni duemila e da allora non risulta invischiato in nessun procedimento penale.
Gli inquirenti hanno ricostruito la sua "carriera criminale" sulla scorta delle dichiarazioni di diversi pentiti: quella che ne esce fuori si potrebbe definire una figura trasversale della malavita cittadina, capace di fare affari con i gruppi legati al clan Mazzarella ma anche con quelli della sponda opposta, quella dell'Alleanza di Secondigliano.
Volto social della pizzeria Dal Presidente
Negli ultimi anni, da quando aveva rilevato "il pizzaiolo del Presidente", Di Caprio era diventato anche il volto social dell'attività. Su Facebook, ma soprattutto su Instagram, pubblicava continuamente foto della pizzeria, decantandone le lodi e rivendicando i primati che, a conti fatti, appartenevano però alla precedente gestione.
Non mancavano, poi, le foto con personaggi famosi: negli anni sono tantissimi quelli con cui l'imprenditore si è fatto immortalare, tra attori, cantanti, personaggi del mondo dello spettacolo e anche politici che facevano tappa nel suo locale.
Il lusso sui social ma dichiarava zero redditi
La Guardia di Finanza, indagando sulla situazione patrimoniale di Di Caprio, ha appurato che l'uomo nel periodo tra il 2000 e il 2020 ha dichiarato complessivamente redditi per poco più di 30mila euro. Che arrivano a 60mila se uniti a quelli del suo nucleo familiare: in sostanza, in quattro avrebbero vissuto con circa 3mila euro all'anno in media.
Una situazione che, eufemisticamente, si potrebbe definire poco credibile, anche per via degli elementi che gli investigatori hanno raccolto sui social, dove invece veniva ostentato il lusso: tra auto costose e orologi di lusso, che Di Caprio spesso mostrava su Instagram, spiccava anche il Rolex tutto d'oro che sulla cassa aveva il nome del figlio, "Di Caprio Hayglander".
Gli affari con l'Alleanza di Secondigliano e i Mazzarella
Nell'ordinanza da 5 arresti eseguita oggi vengono elencate anche le testimonianze dei pentiti che, negli anni, hanno parlato di Di Caprio, talvolta definito "Massimiliano ‘a capretta", e del suo coinvolgimento in affari criminali pur non risultando mai affiliato a un clan. In particolare, tra il 2013 e il 2014 era stato indicato da due collaboratori, legati uno al clan Giuliano e l'altro ai Mazzarella, come riferimento nella gestione dei videopoker e delle slot machine illegali e nelle scommesse clandestine per conto del clan Giuliano.
Altri collaboratori, prosegue l'ordinanza, hanno accusato Di Caprio di avere gestito anche delle piazze di spaccio, accostandolo a vari clan tra cui i Torino, gli Abbinante e i Mazza. Dichiarazioni in questo senso sono state rese da appartenenti a diversi clan: i Misso della Sanità, i Giuliano, i Mariano e gli Abbinante. In merito alla gestione occulta della pizzeria "Dal Presidente", infine, formalmente intestata alla moglie, gli inquirenti si sono avvalsi delle dichiarazioni dei collaboratori Gennaro De Tommaso, alias Genny ‘a Carogna, e Salvatore Giuliano.