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La figlia di Paolo Trimarchi, suicida in negozio: “I suoi appelli inascoltati”

La figlia di Paolo Trimarchi, il commerciante di Afragola suicida, con un post su Facebook ha denunciato l’assenza delle Istituzioni dopo la denuncia del padre.
A cura di Nico Falco
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Paolo Trimarchi
Paolo Trimarchi

Paolo Trimarchi, il 61enne di Afragola (Napoli) che si è tolto la vita nel negozio di abbigliamento dove lavorava, nel centro commerciale Vulcano Buono di Nola, era "stremato dalla situazione di violenza psicologica del locale e dall'inerzia delle istituzioni". Lo racconta con un post su Facebook la figlia Arianna, che nei giorni scorsi aveva pubblicato sul social gli screen dei messaggi che l'uomo aveva scritto prima di uccidersi.

I contorni della vicenda non sono stati ancora del tutto chiariti, sarà la Procura a dover decidere se indagare per istigazione al suicidio. Intanto, dalle parole del 61enne e da quelle della figlia è venuto fuori che l'uomo aveva da anni in corso una diatriba con un'attività che si trova nei pressi della sua abitazione, sfociata in contenzioso legale, che gli aveva causato problemi economici; la denuncia era stata presentata nel 2021 e, fa sapere l'avvocato Sergio Pisani, che assiste la figlia del 61enne, è stato fissato per il 2026. Inoltre Trimarchi sarebbe stato preoccupato di venire licenziato.

Il corpo è stato rinvenuto sabato scorso, 12 agosto, i funerali si sono tenuti il 14 agosto nella basilica di Sant'Antonio ad Afragola. Secondo la figlia, Trimarchi si sarebbe impiccato perché esasperato dalla diatriba con il commerciante. Scrive la ragazza:

Centinaia di persone sul marciapiede e schiamazzi insopportabili fino a notte fonda: abbiamo chiamato più volte le forze dell'ordine, ci siamo rivolti alle istituzioni che ci hanno garantito aiuti e controlli ma poi non ci rispondevano nemmeno al telefono: siamo distrutti, mio padre era stremato dalla situazione di violenza psicologica del locale e dall'inerzia delle istituzioni.

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