La famiglia di una delle bambine violentate a Caivano chiede aiuto: vuole andare via dal Parco Verde
Vogliono essere trattati come i pentiti di camorra: nuova identità, nuova casa, nuova vita, lontani da rischi e orrori che per loro hanno un'unica coordinata: il Parco Verde di Caivano, provincia di Napoli. La famiglia di una delle cuginette violentate dal branco parla attraverso il suo avvocato, Angelo Pisani:
Aiutateci ad andare via dal Parco Verde, a cambiare città per dare un futuro ai nostri figli, per strapparli dalle grinfie della pedofilia, della prostituzione e della criminalità.
Non ci sono fonti dirette, l'intera storia è affidata per ora alle dichiarazioni dell'unico avvocato presente in questa vicenda, a sussurri di quartiere e ad una denuncia con conseguente indagini dell'Arma dei Carabinieri che però, così come la Procura di Napoli nord e il Tribunale dei Minorenni, sulla vicenda non dichiara nulla per tutelare le vittime degli abusi sessuali.
C'è anche un altro atto, quello con il quale il Tribunale dei minori ha disposto l'allontanamento delle bambine dai luoghi dove sarebbero avvenute le violenze e la collocazione presso una casa-famiglia. Quest'atto segue una relazione degli assistenti sociali – gli unici che mettono le mani in queste tragedie e devono trarre soluzioni-tampone il più rapidamente possibile -.
Gli assistenti sociali hanno messo in luce nella loro relazione al Tribunale la situazione familiare, in particolare lo «stile di vita che ha ‘favorito' la perpetrazione del reato» e «la grave incuria dei genitori che, con ogni evidenza, hanno omesso di esercitare sulla figlia il necessario controllo, così esponendola a pericolo per la propria incolumità». Alla luce di questi elementi difficile che nel breve termine le famiglie si ricongiungano con le piccole di 12 e 10 anni vittime a più riprese – le indagini sono in corso – di abusi da parte di un maggiorenne e più minorenni. Si indaga anche sui rapporti di parentela fra gli abusatori e i clan di camorra che dettano le regole al Parco Verde e al complesso Iacp di Caivano. In corso accertamenti anche sugli smartphone sequestrati alle persone coinvolte e sulle loro attività sui social network e su tutti i messaggi inviati e ricevuti, compresi eventuali video di atti sessuali, di cui al momento non si ha contezza.
L'avvocato Angelo Pisani è lo stesso che un decennio fa assistette legalmente Mimma, la mamma di Fortuna Loffredo, uccisa a 6 anni perché si era ribellata all'ennesima violenza sessuale.
È un professionista piuttosto noto a Napoli (fu legale di Diego Maradona all'epoca delle accuse per evasione fiscale) ed ha un recente passato politico nel centrodestra. È fra quegli avvocati conosciuti in città per la capacità di far diventare "mediatico" un caso. Il suo obiettivo oggi è ricongiungere la bambina ospitata in casa-famiglia alla famiglia:
A distanza di dieci anni dal caso di Fortuna Loffredo, nulla è cambiato nel Parco Verde. Anche i miei assistiti vogliono seguire la stessa strada di Mimma che ora vive altrove, lontano da questo inferno. Lo Stato che aiuta i pentiti di camorra a maggior ragione dovrebbe farlo per aiutare i bambini che in queste periferie degradate rischiano addirittura la vita, com'è accaduto proprio a Fortuna.
La vera salvezza giunge quando si allontanano i bambini dal pericolo insieme con l'intero nucleo familiare, per non togliere alle piccole vittime degli abusi anche l'affetto della famiglia.
Le istituzioni preposte potrebbero adottare la stessa norma che tutela i pentiti di mafia, ai quali viene data l'opportunità di farsi una nuova vita con un nuovo nome, un nuovo lavoro e una nuova casa.