La falsa notizia in un audio Whatsapp: “Fate scorte, presto supermercati vuoti per la guerra”
Dalla prossima settimana i supermercati italiani saranno tutti vuoti, quindi è meglio fare scorte quanto prima di prodotti di prima necessità e alimenti a lunga conservazione. Perlomeno, è quello che sostiene un messaggio che in queste ore sta diventando virale sulle chat e su WhatsApp, adducendo come motivazioni lo sciopero dei tir per l'aumento del prezzo della benzina e la guerra tra la Russia e l'Ucraina. In realtà si tratta di una fake news, al momento non esiste il pericolo che i supermercati si svuotino o che ci siano problemi a reperire alimenti.
"Supermercati vuoti per la guerra, fate scorte": la bufala su WhatsApp
Il messaggio è stato registrato da una donna con accento napoletano, probabilmente della zona flegrea (cita attività dei quartieri di Pianura e di Soccavo e dell'area di Agnano). Non vengono fatti nomi, ma le fonti della preziosa informazione sarebbero il padre, che lavorerebbe in un non meglio precisato ufficio, e il cugino, che sarebbe il responsabile di un supermercato. Come per i messaggi bufala fatti circolare puntualmente ad ogni emergenza o presunta tale, non vengono dati riferimenti temporali precisi ma si parla genericamente della "settimana prossima": un sistema per far sì che l'audio appaia sempre attuale a chi lo ascolta per la prima volta.
Un altro messaggio, che gira sotto forma di testo scritto, diffonde più o meno lo stesso avvertimento, ma senza citare il conflitto in corso: "Raga per la prossima settimana potrebbe esserci il rischio che nei supermercati non ci sia nulla. Stanno scioperando gli autotrasportatori e la merce non arriva più". Al netto di disagi che potrebbero verificarsi per un eventuale sciopero degli autotrasportatori, l'idea dei supermercati vuoti resta una probabilità decisamente remota e appelli di questo tipo hanno il solo effetto (quando non è lo scopo) di diffondere il panico. Di seguito, il messaggio che sta circolando su WhatsApp per spingere alla corsa alle scorte:
"Buongiorno, ragazze. Ve lo dico a voi perché tenete ‘e ccriature piccoline. Allora, stamattina, sia nell'ufficio di mio padre e sia nel supermercato di mio cugino, che è il direttore e il responsabile di un supermercato del Sigma di Pianura, è arrivata una e-mail del comunicato dei cash dove loro si vanno a fornire la roba, diciamo da quelli là di fuori, che dalla settimana prossima non arriverà merce.
Per cui vi conviene andarvi a fare la spesa di beni di prima necessità: olio, pasta, farina, passate, pomodori, scatolami, perché dalla settimana prossima sia perché ci sarà un blocco dei tir, sia perché non c'è benzina e sia per questioni della guerra, non arriverà merce. Per cui andatevi a fare rifornimento. Io infatti prima, a pranzo, siamo andati io, mia mamma, mio padre, mia sorella, tutti quanti, e siamo andati a fare rifornimento. Addirittura con la partita Iva di mia sorella siamo andati al cash e siamo andati a prendere la roba ad Agnano.
Per cui organizzatevi e prendetevi queste cose perché dalla settimana prossima troverete i supermercati vuoti. Se ci fate caso l'Md già a via Risorgimento era sguarnito stamattina perché non arriva roba. Ve lo dico a voi perché tenete i bambini piccolini. Va bene? Questa non è una fake perché è arrivata proprio l'e-mail nell'ufficio di mio padre. Per cui, organizzatevi.
Cosa rischia chi crea o diffonde notizie false
Creare notizie fake e bufale è un reato, può incorrere in sanzioni penali anche chi si limita a diffonderle. Sebbene non esista un reato specifico, si può incorrere in quello di diffamazione o in quello di procurato allarme. Nel caso specifico l'invito a fare scorte di alimenti paventando lo svuotamento dei supermercati configura il reato di procurato allarme (articolo 658 del Codice Penale, punibile con l'arresto fino a 6 mesi o con ammenda da 10 a 500 euro).
Nel caso in cui la bufala provochi invece un generico turbamento nell'opinione pubblica, con una notizia non data per certa ma come probabile o eventuale, si può configurare il reato di abuso della credibilità popolare (articolo 661 del Codice Penale, punibile con una sanzione amministrativa da 5mila a 15mila euro).