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La fabbrica del pezzotto: come a Napoli si realizzano borse e abiti griffati uguali a quelli originali

Sequestrato oltre mezzo milione tra capi di abbigliamento, accessori ed etichette contraffatti per un valore di 6 milioni. Chiusi 17 tra opifici e depositi clandestini e sotto sigilli 873 macchinari per realizzare i “pezzotti”. I laboratori clandestini si approvvigionavano di energia elettrica attraverso allacci abusivi alla rete pubblica realizzati con il sistema del by-pass, che permetteva di utilizzare l’elettricità senza far rilevare il consumo dai contatori.
A cura di Cir. Pel.
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Un tempo Napoli era strapiena di piccoli opifici artigianali; c'era una zona – alle spalle di piazza Carlo III – che era definita «la zona dei guantai», perché lì sorgevano numerose botteghe di guanti fatti a mano. Crisi, guerra dei prezzi e tante altre vicende hanno portato al progressivo fallimento delle botteghe, alcune delle quali, però, dietro la serranda abbassata hanno continuato a cucire e tagliare tessuti, ma per un altro mercato: quello illegale, remunerativo ma ovviamente pericoloso e illecito. E gestito dalla camorra.

Non stupisce, quindi, che in una vasta operazione del Comando provinciale della Guardia di Finanza a Napoli nella rete dei militari siano stati sequestrati oltre mezzo milione tra capi di abbigliamento, accessori ed etichette contraffatti, 17 tra opifici e depositi clandestini e 873 macchinari allocati tra città e provincia.

Borse, tute, maglie, felpe, cinture, zaini: l'indagine ha preso le mosse dall'individuazione di laboratori irregolari di produzione, assemblaggio e confezionamento dei capi d'abbigliamento falsi e dalla successiva scoperta di siti di approvvigionamento di capi neutri, ovvero privi di marchio, sui quali venivano apposti i loghi e le etichette contraffatte di noti brand (fra cui Louis Vuitton, Chanel, Lacoste, Fendi, Gucci, Armani, Adidas, Colmar), anche questi ultimi realizzati in stamperie clandestine.

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Gli opifici erano organizzati con macchinari (plotter tipografici, termopresse a caldo e macchine da cucire professionali) e persone in grado di seguire tutti gli step economici, dalla produzione alla commercializzazione della merce falsa, quest'ultima destinata sia alla vendita diretta agli acquirenti sia sulle bancarelle all'interno del mercato della Maddalena, in zona Ferrovia, cuore pulsante della città e del mercato del "pezzotto".

In azione i Baschi Verdi del gruppo Pronto Impiego. 22 le persone facenti parte di una strutturata organizzazione dedita alla contraffazione marchi denunciate. Sedi della ‘filiera del falso' a Secondigliano, Pendino, Vasto, Pianura ed i comuni di Giugliano in Campania e Casalnuovo di Napoli.

Non solo falsificazione, ma anche furto di energia elettrica: durante gli accertamenti, è stato riscontrato, che due laboratori clandestini si approvvigionavano di energia elettrica attraverso allacci abusivi alla rete pubblica realizzati con il sistema del by-pass, che permetteva di utilizzare l'elettricità senza far rilevare il consumo dai contatori. Il controvalore sul mercato della merce sequestrata ammonta a circa 6 milioni di euro.

Si legge nella nota della Guardia di Finanza:

l'operazione si inquadra nell'ambito del dispositivo di contrasto all'abusivismo commerciale e alla contraffazione, orientato prevalentemente a disarticolare la filiera del falso e a rimuovere i canali di approvvigionamento.

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