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La fabbrica abusiva di sigarette: Tony Colombo e Tina Rispoli tra i finanziatori del boss Di Lauro

Nell’inchiesta contro il clan di Lauro anche la prima fabbrica abusiva di sigarette, sequestrata ad Acerra nel 2018: sarebbe stata finanziata anche dal cantante e dalla moglie.
A cura di Nico Falco
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Il contrabbando di sigarette era un vecchio pallino del superboss Paolo di Lauro. E anche il figlio Vincenzo, che aveva ereditato la guida del clan in autonomia dopo l'arresto del fratello Marco, alle "bionde" aveva pensato per il lato imprenditoriale della consorteria criminale: non il semplice contrabbando, però, aveva deciso di produrle. L'iniziativa era però finita male: quando la fabbrica era pronta, alla fine del 2018, era arrivata la Guardia di Finanza a sequestrare tutto. Il business è stato ricostruito dagli inquirenti e illustrato nell'ordinanza da 27 misure cautelari eseguita questa notte dai carabinieri; in manette, oltre al secondo figlio di "Ciruzzo il Milionario", anche Tony Colombo e Tina Rispoli, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa.

La fabbrica di sigarette del clan Di Lauro

Dell'affare ha parlato anche il collaboratore di giustizia Salvatore Tamburrino, secondo il quale Vincenzo Di Lauro avrebbe avuto l'idea dopo avere conosciuto dei soggetti bulgari. I soldi per avviare l'attività li avrebbe racimolati anche rompendo un vecchio tabù del clan Di Lauro: avrebbe imposto l'estorsione ai commercianti, attuando una pratica che il padre aveva sempre evitato e che aveva all'epoca fatto guadagnare il consenso popolare a Secondigliano.

Tra estorsioni e altri affari illeciti del clan sarebbero stati raccolti poco più di 500mila euro. "Delegato" alla fabbrica, ricostruiscono gli inquirenti, era Raffaele Rispoli, luogotenente e uomo di fiducia del boss, fratello di Tina Rispoli. Dalle intercettazioni, datate fine 2018, emergerebbe anche il diretto coinvolgimento della donna e del marito, il cantante neomelodico Tony Colombo; quest'ultimo inoltre avrebbe creato insieme a Vincenzo Di Lauro il brand di abbigliamento "Corleone", all'epoca pubblicizzato con una grande campagna pubblicitaria che aveva coinvolto anche inconsapevoli personaggi del mondo dello spettacolo.

Gli episodi dell’inchiesta

Il coinvolgimento di Tony Colombo e Tina Rispoli

Siamo alla fine del 2018, le attività investigative fanno emergere strani "movimenti": il gruppo guidato da Raffaele Rispoli si sta rifornendo di attrezzature e materiali per produrre sigarette. La Guardia di Finanza riesce a monitorare un incontro ad Acerra, in via Varignano, altezza civico 62, dove c'è il capannone che sarebbe diventato la sede della fabbrica; partecipano appartenenti al gruppo e un bulgaro, referente in Italia dell'organizzazione bulgara che sarebbe stata socia di Di Lauro nell'affare.

Per l'affare Tony Colombo e Tina Rispoli avrebbero partecipato, in qualità di finanziatori, con 35mila euro, tramite Raffaele Rispoli. Il coinvolgimento del cantante emerge però anche da altre circostanze: ha cercato un altro capannone nei dintorni di Roma, per gli inquirenti anche quello da usare per le sigarette, ed è stato intercettato mentre parla con Raffaele Rispoli della fabbrica di Acerra. In una conversazione i due si accordano sul versamento di 5mila euro, che il cantante lascia in casa affinché l'altro passi a ritirarli successivamente.

In un'altra conversazione, invece, si parla esplicitamente delle sigarette di contrabbando falsificate. É il 22 novembre 2018, Rispoli invia a Colombo una fotografia della confezione del pacchetto di sigarette "Regina" contraffatta e lo informa che ormai è tutto pronto per partire ma di non dirlo ancora a nessuno dei suoi contatti.

Quando la fabbrica viene ultimata, secondo le stime degli inquirenti può produrre 400 casse di sigarette contraffatte al giorno, con marca "Regina" e "Diana", pari a 4 tonnellate; al lavoro c'erano 11 cittadini stranieri, tra moldavi, bulgari e ucraini. Il 7 dicembre 2018, però, nel capannone di Acerra fa irruzione la Guardia di Finanza e viene tutto sequestrato: si tratta della prima fabbrica di sigarette abusiva scoperta nel Napoletano.

Lo stesso giorno Colombo invia dei messaggi a Rispoli: "Rafe' ho visto… siamo in tv, passa se puoi". I coniugi parlano poi del sequestro, sempre tramite chat, non capacitandosi di come le forze dell'ordine abbiano trovato il capannone. Lui le manda la foto di un articolo di giornale, lei chiede: "Sei sicuro che è quello?". E lui: "Si, il capannone è Acerra". Successivamente Colombo invia dei messaggi anche a Stefano Garnier, suo manager dell'epoca. "Abbiamo perso tutto, pure gli occhi", gli dice. E, quando lui gli chiede se fosse anche lui coinvolto, il cantante risponde: "E certo".

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