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La difesa di don Nicola: “Materiale pedopornografico per una inchiesta”, ma il giudice con gli crede

Convalidati gli arresti domiciliari per don Nicola De Blasio, direttore della Caritas di Benevento e parroco di San Modesto, arrestato due giorni fa con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. Il sacerdote, durante l’udienza di convalida, ha spiegato che si tratterebbe di materiale raccolto durante un’inchiesta anni fa, ma il giudice non gli ha creduto. Nell’appartamento trovati anche 170mila euro in contanti.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Resta agli arresti domiciliari don Nicola De Blasio, direttore della Caritas di Benevento e parroco di San Modesto, arrestato due giorni fa con l'accusa di detenzione di materiale pedopornografico. Durante l'udienza di convalida che si è tenuta in queste ore, il parroco ha cercato di spiegare cosa ci facessero foto e video con minori sul proprio computer, ma il gip non ha ritenuto credibile la sua versione ed ha così confermato gli arresti domiciliari. Don Nicola De Blasio, che si è definito "distrutto" da questa indagine, non è riuscito a convincere i giudici con la propria versione.

Difeso dagli avvocati Massimiliano Cornacchione ed Alessandro Cefalo, don Nicola De Blasio ha spiegato al gip Gelsomina Palmieri e al pm Marilia Capitanio di aver sì raccolto quel materiale pedopornografico, ma solo durante la realizzazione di una inchiesta sulla pedopornografia tra il 2015 ed il 2016, poi interrotta perché scoprì da una trasmissione televisiva che stava in ogni caso commettendo un reato. Materiale che è rimasto poi sul vecchio portatile che, sostiene don Nicola, non ha più utilizzato finché non sono arrivati gli agenti della Polizia Postale su mandato della Procura di Torino nei giorni scorsi per una perquisizione. Ma il giudice non gli ha creduto, sostenendo invece che non sarebbe dimostrata la "predisposizione di un'attività di dossieraggio volta proprio al contrasto del fenomeno criminoso", ma anzi che avrebbe agito "rispondendo ad impulsi sessuale perversi".

Agli atti ci sarebbero anche presunti contatti in chat che il sacerdote stesso avrebbe avuto con altri utenti usando la linea telefonica a lui intestata. E non solo: gli inquirenti contestano anche la presenza di 170mila euro in contanti trovati nel suo appartamento, che il sacerdote ha giustificato come lascito dei genitori per una parte e come offerte per i lavori di ristrutturazione della chiesa di San Modesto dall'altra. Ora gli atti saranno trasmessi per competenza alla Procura distrettuale di Napoli. Intanto però sono stati confermati gli arresti domiciliari per don Nicola, la cui posizione anche all'interno della Caritas potrebbe a breve essere messa in discussione.

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