La difesa del badante accusato di 4 omicidi: “Volevo sedarli, non ucciderli”. Eutizia resta in carcere
"Ho dato loro i sedativi per alleviare le sofferenze, non volevo ucciderli": si è difeso così Mario Eutizia, il 48enne napoletano che ha confessato ai carabinieri di ritenere di avere causato la morte di quattro anziani a cui aveva badato somministrando loro dosi quadruplicate di farmaci. L'udienza di convalida del provvedimento di fermo si è tenuta nella mattinata di oggi, 26 agosto, davanti al gip Alessandra Grammatica, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove l'uomo si trova da quando è stato sottoposto al fermo, quattro giorni fa. Affetto da diabete e da altre patologie, il 48enne è stato accompagnato nell'aula a braccio dai suoi avvocati, Antonio Daniele e Gennaro Romano.
Nel corso dell'udienza Eutizia non ha aggiunto altro a quanto già raccontato ma si è detto disponibile a collaborare e a comunicare ulteriori particolari alla Procura se dovesse ricordarli. Il gip ha chiesto informazioni sull'attuale residenza all'uomo che, dopo aver chiuso a marzo l'esperienza come badante a Vibonati, in casa di quella che sarebbe la quarta vittima, è senza fissa dimora.
Resta in carcere Mario Eutizia, atti trasmessi a Latina
La decisione è arrivata nel primo pomeriggio: Mario Eutizia resta in carcere. "Il gip ha confermato la custodia cautelare in carcere ma non ha convalidato il fermo, che era basato su pericolo di fuga – spiegano a Fanpage.it gli avvocati Daniele e Romano – abbiamo argomentato e siamo riusciti a far venire meno le esigenze del pericolo di fuga e di inquinamento probatorio. È rimasto il pericolo di reiterazione del reato. Il gip si è inoltre dichiarato incompetente e ha trasmesso gli atti a Latina, essendosi verificato lì il primo episodio di quello che viene considerato un unico disegno criminoso".
"Nell'interrogatorio del 22 agosto – proseguono gli avvocati – Eutizia ha detto di conoscere il dolore perché l'ha vissuto in prima persona e di averlo visto in quegli anziani. Lui crede che, avendo somministrato dei sovradosaggi, potrebbe aver causato la morte ma non è sicuro di questo né ha le competenze mediche per stabilirlo. La sua intenzione era quella di alleviare le sofferenze, non di uccidere; col senno di poi, dopo l'episodio di marzo, potrebbe avere avuto la sensazione che quella sua condotta potrebbe aver causato la morte e quindi ha deciso di confessare quanto accaduto".
Si è costituito ai carabinieri: "Ho ucciso quattro persone"
La storia comincia la mattina del 22 agosto, giovedì scorso. Sono le sette e trenta circa quando Eutizia chiama i carabinieri da piazza Sant'Anna, a Caserta. Alla pattuglia che interviene dice di voler confessare degli omicidi. Viene portato in caserma e comincia a raccontare: ritiene di avere ucciso, negli ultimi dieci anni, quattro anziani a cui badava. Le prime due vittime risalirebbero al 2014, quando lavorava a Latina, ma non ricorda i nomi: aveva tutto annotato in un borsello che gli è stato rubato. Degli altri due, invece, fa i nomi: Luigi Di Marzo, 88 anni, morto nel dicembre 2023 a Casoria (Napoli), Gerardo Chintemi, 96 anni, morto nel marzo 2024 a Vibonati (Salerno).
Ed è proprio su questi ultimi che i carabinieri si concentrano per le indagini. I familiari di Di Marzo confermano che Eutizia ha lavorato in casa dell'anziano come badante e, quando i militari si mettono in contatto coi colleghi di Vibonati, apprendono che il 47enne non solo si era occupato di Chintemi ma era stato anche denunciato per furto della sua automobile dopo il decesso.
Anziani uccisi con dosi massicce di sedativi
Interrogato dal gip Annalisa Imparato della Procura di Santa Maria Capua Vetere, Eutizia confessa tutto. Spiega di avere dato ai quattro anziani dosi massicce di Trittico e Talofen, potenti sedativi che erano stati prescritti per le loro patologie e che lui stesso assumeva perché, come loro, paziente oncologico. Ne avrebbe somministrate dosi quadruplicate, 40 gocce alla volta, per lungo tempo. Non avrebbe avuto intenzione di uccidere, ma ritiene che questo sovradosaggio potrebbe aver contribuito alla morte.
Lo avrebbe fatto, aggiunge, per pietà. Per alleviare le loro sofferenze. Mosso da compassione, sottolinea. Secondo il magistrato, però, il 48enne era consapevole che la somministrazione di quei farmaci avrebbe portato al decesso; nel provvedimento di fermo, arrivato al termine di un interrogatorio durato oltre sei ore, il gip scrive che Eutizia "si sente realizzato nei panni di angelo della morte" e che, se messo in condizione, ucciderebbe ancora. Le indagini, intanto, si allargano: negli anni l'uomo ha badato a una trentina di anziani, potrebbe essersi comportato allo stesso modo anche con loro. Ora spetterà agli inquirenti appurare se realmente i farmaci hanno avuto un ruolo nei decessi.