La camorra va a chiedere il pizzo, ma il ristorante stava già fallendo per la crisi Covid
Due giovani, ritenuti vicini al clan camorristico dei Contini, sono stati arrestati per tentata estorsione dalla Squadra Mobile di Napoli: avevano tentato di imporre il pizzo a una trattoria-pizzeria nei giorni subito successivi al lockdown, quando l'attività aveva riaperto e stava cercando di rimettersi in carreggiata. Racket da pagare secondo le scadenze ormai già consolidate, ovvero in occasione delle festività di Pasqua, a Ferragosto e a Natale. Ma a distruggere quella pizzeria ci aveva già pensato il coronavirus: la vittima di turno aveva già deciso di chiudere, quei lavori in corso nei locali non erano di ristrutturazione ma di smantellamento.
In manette, destinatari di un provvedimento di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, sono finiti Francesco Laezza, 29 anni, e Salvatore Sacco, 23 anni, entrambi pregiudicati e ritenuti legati al clan Contini. Le minacce erano cominciate a giugno, nel periodo in cui molte attività stavano riaprendo dopo la chiusura forzata dovuta alla pandemia di coronavirus. Si erano presentati al titolare della pizzeria, che si trovava all'Arenaccia, poco distante dalla Stazione Centrale di Napoli, e si erano qualificati come appartenenti al clan, sicuri che nominare quel gruppo criminale sarebbe bastato a convincere la vittima a pagare. L'uomo, però, aveva riaperto solo momentaneamente: aveva già deciso che da lì a poche settimane avrebbe cessato l'attività.
I due, incassato il rifiuto, secondo le indagini della Mobile sono tornati più volte, anche quando hanno visto che il locale era ormai chiuso ed erano già in corso i lavori di smantellamento. Probabilmente pensando che si trattasse invece di una ristrutturazione, erano tornati per minacciare di nuovo il titolare e ripetere la richiesta di denaro. In una occasione hanno anche tentato di danneggiare l'ingresso della pizzeria, prendendo a calci la porta blindata, episodio che è stato ricostruito con l'analisi dei sistemi di video e, tra gli altri, ha portato all'identificazione della coppia e alla misura cautelare in carcere.