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La camorra mette le mani su Genova: sigilli a locale intestato ad una “testa di legno”

Un bar sul Lungomare di Pegli, a Genova, interamente gestito da persone del Rione Traiano. Un prestanome faceva da “copertura” per Angelo Russo, già condannato in via definitiva per reati di narcotraffico. Ma per il gip non c’è l’aggravante mafiosa.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Un locale di Genova sequestrato e sei persone indagate dalla Guardia di Finanza ligure: le indagini delle Fiamme Gialle liguri ha portato alla scoperta di un esercizio commerciale che, attraverso una cosiddetta "testa di legno", ovvero un prestanome, sarebbe stato gestito direttamente da Angelo Russo, originario del Rione Traiano di Napoli ed attualmente detenuto, già segnalato come condannato dalla Corte d’Appello di Napoli nel 2011 per traffico di sostanze stupefacenti ed arrestato a Genova nel 2019 durante un’operazione antidroga condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli, in quanto ritenuto parte di una rete di narcotrafficanti con base nel capoluogo campano.

Il "Libeccio", esercizio commerciale sul Lungomare di Pegli a Genova, era intestato secondo gli inquirenti ad un prestanome di Angelo Russo, a sua volta originario della provincia di Napoli (ovvero di Torre Annunziata), ma da tempo residente a Genova, dove lavora come barista. Dalle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo nella persona del sostituto procuratore Federico Manotti, è emerso che il locale è stato gestito da Angelo Russo e da persone di sua fiducia, tra cui il figlio Mario, di recente rimasto ferito in un agguato a colpi di arma da fuoco proprio nel Rione Traiano. Tra gli altri "gestori" anche la sorella di Angelo Russo, il figlio di un esponente di spicco della camorra latitante dal 2002, ed una terza persona. Dal 2018, come ricostruito dalle Fiamme Gialle, il locale sarebbe stato gestito quindi grazie all'utilizzo di prestanome, evitando possibili sequestri derivati dai gravi reati per i quali era stato condannato in via definitiva. Inoltre, lo stesso Angelo Russo avrebbe provveduto "con capitali ritenuti di dubbia provenienza", come scrive la Procura, alla completa ristrutturazione del locale, che era stato oggetto di un incendio di natura dolosa nel 2016, quando l’attività era gestita dai precedenti proprietari.

Per tutti, oggi, sono scattate misure cautelari eseguite dal Comando Provinciale di Genova e del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza e personale della Squadra Mobile e della Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo di Genova (S.I.S.C.O.) della Polizia di Stato. Nel dettaglio, per Angelo Russo è scattata la custodia cautelare in carcere; per il figlio Mario, per il rampollo del boss latitante e per la terza persona coinvolta gli arresti domiciliari; ed infine obbligo di dimora con presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria per la sorella di Angelo Russo, e per il prestanome del locale. Il locale "Libeccio" è stato invece sottoposto a sequestro preventivo e proseguirà l’attività sotto la gestione di un amministratore giudiziario. Per tutti loro i reati ipotizzati sono in concorso tra loro di trasferimento fraudolento di valori, mentre il giudice per le indagini preliminari non ha ravvisato l'aggravante di aver commesso il reato per agevolare l’associazione di stampo mafioso denominata camorra.

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