La camorra in Ciociaria: a Sora l’avamposto del clan Mazzarella per la droga
Centoventi chilometri da Roma, centoquaranta da Napoli, un'ora e mezza circa per raggiungere entrambe in auto. Roba da andare e venire in meno di mezza giornata. Posizione centrale, pur rimanendo lontani dalle grandi città e da quell'attenzione mediatica e delle forze dell'ordine che potrebbe bloccare gli affari. È forse proprio questo il motivo che rende la provincia di Frosinone, e più in generale della Ciociaria, terreno ideale dove impiantare proiezioni dei gruppi di camorra da alimentare con l'appoggio dei clan d'origine.
L'influenza stabile del clan Mazzarella nella zona, e soprattutto a Sora, è stata cristallizzata dalle indagini coordinate dalla Procura di Cassino che hanno portato alle operazioni "Requiem" del 2020 (28 arresti) e "Ultima corsa" del 2022 (11 misure cautelari in carcere, 2 agli arresti domiciliari e 4 obblighi di dimora): una pioggia di manette che ha colpito due organizzazioni criminali, entrambe con contatti con la camorra napoletana e e che, secondo le accuse, gestivano grossi quantitativi di droga, una hashish e cocaina, l'altra anche eroina.
Da quelle inchieste è emersa anche la figura di Ciro Santaniello, origini napoletane, che oltre ad essere coinvolto nel traffico di droga si sarebbe infiltrato nel tessuto economico locale: è stato individuato come il gestore di fatto di una delle imprese funebri più famose della zona, "Santa Restituta", quella dai prezzi estremamente convenienti pubblicizzata sui cartelloni di gran parte della statale Cassino-Sora. Per gli inquirenti il ruolo predominante sul mercato era stato conquistato sia riciclando i soldi della droga sia minacciando i concorrenti, arrivando anche a far trovare una testa di maiale all'ingresso dell'attività di un rivale.
La droga da Napoli Est alle piazze di spaccio del Frusinate
Con l'operazione "Requiem" insieme a Santaniello era finito in manette il figlio Salvatore, detto "Polpettone" (nel marzo 2022 i due sono stati condannati in primo grado rispettivamente a 4 anni e 7 mesi e a 16 anni di reclusione, non è stata contestata l'associazione mafiosa). Il gruppo riconducibile ai due, ritengono gli inquirenti, trafficava soprattutto hashish e cocaina, che veniva spostato in auto; nel corso delle indagini erano finiti sotto sequestro una trentina di chili di stupefacenti. Anche in questo caso la droga veniva acquistata a Napoli, ma dal lato opposto della città: non a Scampia ma a San Giovanni a Teduccio. E anche dal cartello criminale opposto: i fornitori erano i Mazzarella e i D'Amico. Il legame coi Mazzarella sarebbe talmente stretto che il gruppo per gli investigatori potrebbe essere considerato una diretta emanazione in Ciociaria.
Il 59enne, detto anche "Ciro il Fiore" perché gestisce una grossa attività di vendita di fiori, si è trasferito a Sora da molti anni ma, apprende Fanpage.it da fonti qualificate, non avrebbe mai tagliato i rapporti con Napoli. Familiari e non. Un suo nipote, Vincenzo, figlio del fratello, è stato arrestato agli inizi di maggio 2023 in un blitz antidroga a Portici (Napoli) insieme ad altre due persone, tutti ritenuti legati ai Mazzarella.
Nel maggio 2022, invece, a Sora, era stato arrestato Ciro Ciriello, affiliato allo stesso clan, e figlio di quel Vincenzo Ciriello, detto ‘o Zelluso, considerato tra i principali boss del cartello e arrestato nel 2021 in Francia dove, da latitante, lavorava come rider. Il giovane, 36 anni, era destinatario di una ordinanza di custodia cautelare per l'omicidio del boss Patrizio Reale, ucciso nel 2009 a San Giovanni a Teduccio; per gli inquirenti a organizzare quell'agguato erano stati i Gennarella, ovvero i D'Amico.
Ma probabilmente Ciriello aveva cominciato a frequentare Sora già prima di trasferirvisi, un paio di anni prima dell'arresto: è imparentato con la moglie di Ciro Santaniello ed è coinvolto nell'inchiesta "Ultima corsa" del 2022, mentre Ivano e Vincenzo Ciriello, quest'ultimo fratello della donna e omonimo dello "Zelluso", figurano tra gli arrestati dell'inchiesta "Requiem" del 2020.
I clan di camorra nel basso Lazio
I clan di camorra, rileva l'Antimafia nell'ultima relazione semestrale, hanno da tempo cercato di infiltrarsi in Ciociaria, considerata come una terra di mezzo raggiungibile in tempi brevi e da cui spostarsi velocemente verso Roma e Napoli. Storicamente sono presenti i clan Velosa, i Mallardo e gruppi collegati al cartello dei Csaalesi, ma non mancano proiezioni degli Esposito di Sessa Aurunca, dei Belforte di Marcianise e personaggi ritenuti legati ai Di Lauro, ai Licciardi, ai Gionta, ai Mazzarella.
Discorso a sé quello del clan Moccia, già da decenni radicato anche a Roma soprattutto tramite Michele Senese "‘o Pazzo": negli ultimi anni sono emersi interessi economici del clan originario di Afragola, attraverso la gestione di aziende locali, a Frosinone e in diversi comuni della provincia. Sui territori viene evidenziata una sorta di spartizione del territorio con la criminalità locale, in questo caso rappresentata da organizzazioni autoctone come quelle degli Spada e dei Di Silvio, costola familiare e criminale dei Casamonica a Latina, imparentate coi gruppi criminali romani e attivi nei settori della droga, delle estorsioni e dell'usura.