La camorra di Napoli Ovest trema sotto il peso di tre pentiti eccellenti
L'ex reggente del clan, il nipote del boss e suo braccio destro, il figlio dello storico capoclan. Tre personaggi di vertice della mala di Napoli Ovest, tutti passati di recente dalla parte della giustizia e che potrebbero ricostruire almeno gli ultimi 15 anni della camorra dell'area flegrea, raccontando non solo dinamiche interne ma soprattutto quei labili equilibri tra clan, fatti di alleanze fin troppo labili e scontri sempre più violenti. Uno scenario che potrebbe rivelarsi micidiale, con l'ultima spallata che potrebbe arrivare col pentimento di Felice D'Ausilio, esponente di quella famiglia che per anni ha regnato su Bagnoli e che, durante i pochi mesi di latitanza, aveva tentato di rimettere in piedi.
Il figlio del capoclan D'Ausilio collaboratore di giustizia
Che Felice D'Ausilio, detto "Feliciello" oppure "‘o Chiatto", avesse cominciato a collaborare con gli inquirenti era già noto in certi ambienti, ma l'ufficialità è arrivata soltanto pochi giorni fa. Quarantadue anni ancora da compiere, e un ergastolo per omicidio diventato definitivo nel 2006, quando di anni ne aveva appena 26, il figlio dello storico capoclan Domenico detto Mimì ‘o Sfregiato era evaso dal carcere di massima sicurezza in Sardegna il 5 maggio 2016: tornato a Napoli per un permesso premio, con l'unico vincolo di presentarsi al commissariato locale, era sparito dalla circolazione ed era rimasto latitante fino al 12 dicembre.
I carabinieri lo avevano scovato in un appartamento di Marano, dove si nascondeva probabilmente con l'appoggio dei Lubrano, collegati agli Orlando. In quei pochi mesi, hanno ricostruito gli inquirenti, "Feliciello" aveva cercato di rimettere in piedi il clan. Aveva cominciato coi settori che storicamente erano stati controllato dai D'Ausilio, quelli delle estorsioni e dei parcheggiatori abusivi, entrando così in contrasto con gli altri clan che nel frattempo ne avevano assunto il controllo. "‘O Chiatto" potrebbe fare chiarezza su quei 7 mesi, durante i quali aveva ripreso contatti coi vecchi alleati e aveva determinato un terremoto negli equilibri degli altri clan.
Gli intrecci dei clan di Bagnoli, Pianura e Fuorigrotta
Appartiene alla malavita organizzata di Bagnoli, sponda clan Esposito, anche Yuseff Aboumouslim, nipote del capoclan Massimiliano "lo Scognato", diventato collaboratore di giustizia agli inizi del 2021. E tra le prime dichiarazioni che rilascia ci sono quelle sulle alleanze: svela nomi, fatti e dinamiche che legano la cosca del quartiere con la malavita di Pianura. Un patto che lega il clan di Bagnoli con quelli che poi si riuniranno nel cartello dei Calone-Marsicano-Esposito, con l'obiettivo di formare un asse per gestire il traffico di droga.
Risale invece al 2019 il pentimento di Gennaro Carra, genero del boss Salvatore Cutolo. Del clan era stato anche il reggente, prima che il comando passasse al figlio di "Borotalco", Enzo Cutolo. E anche lui, oltre a raccontare dei traffici di droga al Rione Traiano, ha parlato degli intrecci tra clan. Le sue dichiarazioni sono tra quelle che hanno portato gli inquirenti a ricostruire i retroscena dell'omicidio di Rodolfo Zinco ‘o Gemello, ammazzato nel 2015 a Cavalleggeri: secondo il collaboratore di giustizia l'agguato sarebbe stato deciso dallo stesso Carra e da Alessandro Giannelli, che in quel periodo stava cercando di monopolizzare la gestione degli affari illeciti a Bagnoli e si era trovato in contrasto con la vittima.