Vincenzo De Luca farà di tutto, come ha già dimostrato durante il dibattito parlamentare, per salire da capo macchinista sul treno dell’autonomia differenziata. Al netto di tutte le valutazioni normative e sociali, ma restando sul terreno della comunicazione, la riforma approvata l’altro giorno è l’occasione che il presidente aspettava da tempo. Dai tempi del Covid.
Infatti, durante i mesi della pandemia, in particolare quando il lockdown ci ha costretti a rimanere chiusi dentro casa azzerando di colpo tutte le nostre relazioni sociali, Vincenzo De Luca ha conosciuto dei picchi stratosferici di popolarità, mai registrati prima nel corso della sua ultra trentennale esperienza politico-amministrativa.
L’audience che De Luca riusciva ad incassare, a partire da quella delle piattaforme social, Facebook in primis, era tale che poteva competere quasi con quella dell’altro protagonista indiscusso di quella stagione, l’allora premier Giuseppe Conte.
Una visibilità, altresì, che diventava immediatamente trasversale o, come dicono quelli bravi, cross-mediale, perché una sua singola espressione, un passaggio tagliuzzato da una delle sue sacramentate dirette social finiva sulle nostre bacheche, si rigenerava nelle centinaia di meme postati e inviati ai contatti WhatsApp, così come in molti casi veniva ripresa dagli altri media e finiva così direttamente nel telegiornale della sera, sul sito web e il giorno dopo arrivava direttamente in edicola.
È innegabile, quindi che il Covid-19, tra le altre conseguenze, sia stato per il presidente della Campania uno straordinario acceleratore di visibilità e di crescita reputazionale che gli hanno consentito di stravincere a settembre del 2020 a mani basse le elezioni regionali per il secondo mandato. Una condizione unica che ha proiettato De Luca su una ribalta politica che superasse facilmente i confini fisici della regione.
Dopo quella stagione da record, però, numeri delle interazioni social hanno cominciato a scendere drasticamente. Infatti, se a fine 2020 i due account social, Facebook e Instagram raccoglievano 15,4 milioni di interazioni il primo e 4.9 milioni il secondo, esattamente un anno dopo, a fine 2021, la pagina Facebook era scesa a 5 milioni e l’account Instagram a 3,7 milioni di interazioni.
Non è andata meglio neanche l’anno successivo, tant’è che al termine dei dodici mesi del 2022 su Facebook le interazioni si hanno toccato quota 1,4 milioni, mentre su Instagram l’emorragia di attenzione digitale ha portato il totale a 1,2 milioni.
Insomma, in soli 24 mesi, la pagina Facebook del presidente De Luca ha lasciato per strada ben il 90% delle interazioni totali raccolte nell’anno del Covid, addirittura a fine 2023 il decremento ha bruciato anche la soglia psicologica del milione, raggiungendo complessivamente appena le 866 mila interazioni. Meglio è andato invece l’account Instagram che ha invertito la marcia ritornando a crescere seppur con livelli ancora lontani dalle media del biennio 2020-2021.
Vincenzo De Luca, per la verità, ha provato a più riprese senza riuscirci a frenare la disattenzione dei follower e dell’info-sfera digitale verso i suoi contenuti, oggi è questa la condizione necessaria per competere nell’agenda trending della politica, aprendo l’account TikTok o lanciandosi nella battaglia contro il numero chiuso a Medicina.
Adesso, dopo il Covid, sul piatto d’argento gli è stata servita l’autonomia differenziata e per quanto il contesto sia diametralmente diverso e non replicabile, c’è da scommettersi che proverà in tutti i modi a farla diventare un nuovo trampolino di lancio per provare a scalare prima l’audience e poi il terzo mandato.
*l'autore è spin doctor e consulente di comunicazione politica per la società Arcadia