La banda del buco voleva i nuovi iPhone: lo scavo sotto lo store Apple a Napoli, accanto ai carabinieri
La banda del buco sgominata oggi dai carabinieri aveva preso di mira anche i nuovi iPhone: contava di portarne via centinaia, svaligiando l'R-Store che all'epoca si trovava in piazza Carità, nel centro di Napoli; la vicinanza con la caserma Pastrengo, sede del Comando Provinciale dei Carabinieri di Napoli che si trova a pochissimi metri, non li aveva spaventati: i ladri sarebbero passati nel sottosuolo. Il progetto, avviato ma poi sventato proprio dai militari, viene ricostruito nelle quasi 700 pagine dell'ordinanza eseguita oggi con 9 arresti (5 in carcere e 4 ai domiciliari).
Sgominata banda del buco a Napoli
Il provvedimento, firmato dal gip di Napoli si richiesta della Procura (VII Sezione Sicurezza Urbana) è stato eseguito all'alba di oggi, 23 novembre, dai carabinieri della Compagnia Centro. I 9 destinatari sono gravemente indiziati, a vario titolo e con altre 5 persone al momento indagate a piede libero, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio e di furti con la tecnica del buco. Disposto l'arresto in carcere per Gaetano Giordano, Patrizio Stefanoni, Alberto Castiglione e Luca Raiola e Gabriele Iuliano; i domiciliari per Salvatore Spagnuolo, Andrea Polverino, Giuseppe Peluso e Amalia Granieri.
Le indagini sono state effettuate nel periodo tra il marzo e il luglio 2022, i carabinieri hanno ricostruito il modus operandi, i ruoli e i compiti dei diversi componenti del gruppo, che usava attrezzature specifiche, preparava i colpi con scavi che potevano durare anche due mesi ed era anche molto attento a monitorare i movimenti delle forze dell'ordine nei paraggi dei loro obiettivi.
Gli scavi sotto l'R-Store di piazza Carità
Il tentato furto allo store Apple, azienda napoletana reseller della casa di Cupertino, risale all'aprile 2022, in quel periodo erano da pochi mesi arrivati sugli scaffali gli iPhone 13, lanciati nel settembre 2021. E in quel negozio, stimavano i ladri, ce n'erano 500 o 600: il valore del bottino avrebbe superato molto facilmente il mezzo milione di euro.
Sono le 18.30 circa del 22 aprile quando i carabinieri, che stanno già tenendo d'occhio gli indagati, captano una conversazione in cui due indagati parlano di un sopralluogo appena fatto in un negozio "di 10 metri quadrati" di piazza Carità che vende "solo Apple". I giorni successivi sono quelli dei preparativi: gli indagati parlano di scalpelli, di trapani, di quali servono e come portarli. E dei sopralluoghi: le telecamere li riprendono durante i giri di perlustrazione nei pressi di piazza Carità e nella Pignasecca. Il 27 aprile, con un'altra conversazione, captata in ambientale, arriva la conferma che i lavori nel sottosuolo sono già partiti: per andare avanti servono un martello a batteria e una sega per tagliare il cemento.
Nello store, però, la banda non ci arriverà mai. Ed è un altro indagato, ancora intercettato, a raccontare ad un complice il motivo di quel cambio di programma: "Tenevo le guardie addosso… meno male che me ne sono accorto! Tutte le guardie della Pastrengo, stavamo circondati attorno attorno dove noi stavamo bucando…"