Parla la moglie di Raffaele Cutolo, Immacolata Iacone: “Porta i segreti nella tomba. Qualcuno sarà contento”
Poche foto, qualcuna celebre che ha contribuito ad alimentare la figura di "Don Raffaè". Altre, ben nascoste da occhi indiscreti, che ritraggono Raffaele Cutolo insieme alla sua famiglia. Su tutte quella del matrimonio al carcere dell'Asinara con sua moglie Immacolata Iacone, l'unico ricordo privato della loro storia nata e cresciuta a cavallo di diverse carceri italiane, custodito gelosamente e mai dato in pasto ai giornalisti. Una storia dalla quale è nata una bambina, Denyse Cutolo.
È questo tutto ciò che resta del fondatore della Nuova Camorra Organizzata, morto il 17 febbraio 2021, scontando svariati ergastoli con "fine pena mai", mentre era ancora sottoposto al regime del 41bis. Quello che resta del capo della Nco deceduto in carcere, è una moglie che ha atteso per anni che tornasse a casa, da quando nel 1983 ha legato la sua vita a quella del "boss di Ottaviano" e un'adolescente che di Cutolo eredita il cognome e il corredo genetico, ma non il destino. A esserne sicura è proprio la madre Immacolata Iacone, che è sola quando varchiamo la soglia di casa sua, che si trova accanto a quella di Rosetta, sorella dell'ex boss.
La prima intervista alla vedova Cutolo
Denyse è a scuola mentre la padrona di casa, vestita a lutto, prepara il caffè e spiega il motivo per cui ha accettato di rompere il silenzio, a tre mesi dalla morte di Cutolo. «Io voglio dire ai giovani di non seguire questi "miti" perché non serve a niente, la sofferenza è tale… è meglio la libertà che questa sofferenza in carcere. Perché non si arriva a niente, lui neppure ha vissuto un poco fuori». Com'è possibile che un messaggio così distante dalla storia di Raffaele Cutolo arrivi proprio dalla moglie, che appena ventenne, ha accettato non solo di sposare un uomo con cui ha condiviso pochi baci e qualche lettera, ma con cui ha concepito una figlia, crescendola da sola, grazie all'inseminazione artificiale?
Quando le chiediamo se sia pentita di questa scelta risponde con voce ferma. «Io sto ancora qua. Come si fa a pentirsi, ho una figlia. Semmai avessi sbagliato a 17 anni, a 20 anni mi sarei ricreduta e avrei fatto la mia vita. E invece sono passati 40 anni. Dove c'è il vero amore si va anche oltre la morte». E infatti non rinnega quell'amore a cui si è dedicata fino all'ultimo respiro del suo consorte. A cominciare dalla partenza improvvisa, di notte, quando le è giunta notizia della fine di Raffaele Cutolo. Non dalla casa circondariale di Parma dov'era detenuto, racconta, ma da amici e giornalisti in cerca di conferma.
La notizia della morte di Raffaele Cutolo
«Ho chiamato il carcere per chiedere di mio marito. "Ah, sì signora" disse il comandante o il brigadiere che rispose al telefono, "la stavamo cercando. Suo marito è deceduto". Ma non si dice così, non è una cosa bella». Appena arrivate a Parma la moglie e la figlia di Raffaele Cutolo hanno potuto vedere per pochi minuti la salma del loro congiunto. Senza mai poterla toccare. Per motivi di sicurezza i funerali a Ottaviano, per ordine del questore di Napoli, si sono tenuti in forma strettamente privata.
I funerali del capo della Nco
Quando Raffale Cutolo torna, da morto, nella sua Ottaviano, c'è uno schieramento di forze dell'ordine imponente, con l'arrivo di diversi giornalisti, trasformandolo quasi in un "funerale di Stato", dove gli ultimi a essere invitati sono proprio i parenti, come ci spiega Iacone. «Avevano detto che alle 5 di mattina dovevamo fare il funerale. Ho avuto i miei dubbi per la strada e così mi sono fatta un giro al cimitero e ho visto tutti questi fotografi che aspettavano la salma. Io e mia figlia non lo sapevamo, eravamo le uniche a doverlo sapere». Una scena che rischiava di ripetersi per il trigesimo, a un mese esatto della morte di Raffaele Cutolo. Secondo quanto raccontato dalla moglie, le forze dell'ordine volevano in qualche modo presidiare la chiesa, a cui avevano accesso pochi familiari. Quegli stessi familiari a cui erano destinate le poche copie della pagellina funebre, che passa però di mano in mano finendo su Tik Tok, social in voga tra i più giovani, dove sembra celebrarsi il "mito" del boss.
Iacone: "Non correte dietro i miti"
E proprio questo episodio avrebbe spinto Immacolata Iacone a incontrare Fanpage.it. Lei che riconosce quanto sia sprecata una vita passata in carcere a scontare diverse pene, quando le si chiede dei segreti che suo marito si è portato nella tomba risponde: «Forse qualcun altro dello Stato è anche contento, no?». Al nome di Raffaele Cutolo sono infatti legati diversi misteri della storia italiana, che si intrecciano con la politica. Misteri che resteranno tali, perché la moglie si ritrae di fronte a queste domande, chiudendosi dietro un «lo dovevano chiedere a lui non a me. Io non c'entro. Io sono fuori da queste cose, sono sempre stata fuori. Io ho seguito solo mio marito nel carcere e gli avvocati. Poi altre cose non mi interessano, ho una figlia da crescere». Proprio la piccola Denyse arriva durante l'intervista. Sguardo sveglio e curioso, fisionomia che ricorda il padre. «Lei non ha niente a che vedere con queste cose, è una bambina sana. Sta crescendo lontana dalla violenza», spiega sua madre una volta che Denyse abbandona la stanza. Resta però un passato pesante con cui confrontarsi. Passato che Cutolo ha scontato in carcere fino all'ultimo giorno, prosegue la moglie, che oggi è vedova. È questa l'ultima immagine che sceglie di consegnarci: «Questa strada non porta a niente, la libertà è la cosa più bella. La vita è una, poi passa».