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Infiltrazioni nell’ospedale di Caserta, condanna definitiva per sorella del boss Zagaria

La Cassazione ha confermato quasi tutte le condanne del processo per le infiltrazioni del clan Zagaria nell’ospedale di Caserta. La sorella del boss Michele Zagaria dovrà scontare 7 anni. Il gruppo criminale aveva creato “un complesso apparato” per gestire gli appalti pubblici, tramite una rete di contatti e la forza intimidatrice del clan.
A cura di Nico Falco
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L'arresto di Elvira Zagaria nel 2015
L'arresto di Elvira Zagaria nel 2015

Si è concluso in Corte di Cassazione il processo relativo alle infiltrazioni del clan Zagaria nell'ospedale di Caserta: sono state confermate quasi tutte le condanne emesse in Appello, per due imputati è stato disposto l'annullamento con rinvio in relazione all'accusa di associazione camorristica. La sentenza ha reso definitiva anche la condanna per Elvira Zagaria, sorella del superboss Michele "Capastorta" e per un periodo anche alla guida della fazione del cartello guidata dal fratello: dovrà scontare 7 anni per associazione camorristica, ma la Suprema Corte ha annullato la confisca dei beni.

Confermate le pene anche per Raffaele Donciglio, anche lui ritenuto affiliato ai Casalesi (7 anni), per Bartolomeo Festa, ex dirigente dell'ospedale di Caserta (otto anni), per l'ex sindaco di Caserta Giuseppe Gasparin (3 anni e 6 mesi) e per altri 7 imputati. Disposto invece l'annullamento con rinvio a giudizio per l'imputazione di associazione camorristica per Domenico Ferraiuolo e Luigi Iannone, che in appello erano stati condannati rispettivamente a 8 anni e a 7 anni e 2 mesi.

L'indagine alla base del processo si concluse nel gennaio 2015 con 24 arresti tra dirigenti e dipendenti pubblici e imprenditori e, primo caso in Italia, con lo scioglimento dell'azienda ospedaliera di Caserta per infiltrazioni camorristiche. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, prima con l'inchiesta e successivamente durante i processi, il clan Zagaria aveva creato "un complesso apparato in grado di gestire gli affidamenti dei lavori pubblici in assoluta autonomia, potendo contare sul potere derivante dalla preminente matrice mafiosa"; la rete di contatti era stata prima gestita dal cognato di Michele Zagaria, Franco Zagaria, e dopo il decesso di questi da Elvira Zagaria. Secondo i giudici era stato Zagaria a volere dal 2006 Bartolomeo Festa alla guida dell'Unità Operativa Complessa di Ingegneria ospedaliera e il dirigente, insieme ai suoi collaboratori, truccava i bandi per favorire le imprese legate al clan.

Di recente Elvira Zagaria era stata nuovamente arrestata: ai domiciliari in una lussuosa villa di Boville Ernica, borgo del Frusinate tra i più belli d'Italia, riceveva affiliati al clan e continuava a impartire ordini per conto della fazione che fa capo al fratello; era stata trasferita nel carcere romano di Rebibbia.

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