Incubo ruspe a Napoli: “Non basta la sanatoria, migliaia di famiglie a rischio”
Non si fermano le ruspe in provincia di Napoli, dove migliaia di case dichiarate abusive rischiano di essere abbattute indipendentemente dai condoni o dai permessi di costruzione in sanatoria rilasciati agli abitanti (che li hanno pagati decine di migliaia di euro) dai Comuni di appartenenza. Sembra un vero e proprio cortocircuito istituzionale: da una parte la magistratura, dall'altra le amministrazioni politiche. Queste due istituzioni molto spesso non si parlano, non dialogano tra di loro ma agiscono a compartimenti stagni, ognuno secondo la propria interpretazione delle leggi e dei regolamenti. A farne le spese sono quei cittadini che hanno acquistato le case attraverso atti notarili, vale a dire validati da un pubblico ufficiale, sulle quali magari la banca ha approvato anche un muto ma che secondo la Procura vanno abbattute per le irregolarità commesse dai costruttori.
Nulla importa se chi ha sbagliato rimane impunito (dopo 30, 40 anni dalla costruzione molti costruttori sono morti) e se chi paga sono gli sfortunati cittadini che si sono incautamente fidati di notai, banche e uffici comunali. Sì, perché oltre alla validità degli atti di compravendita in cui sono enunciati anche i dati catastali degli immobili, negli anni le amministrazioni comunali, come nel caso delle abitazioni del Parco Diana, hanno rilasciato diversi documenti a tutela degli abitanti: "Abbiamo i permessi di costruzione in sanatoria – spiegano gli abitanti del Parco Diana – con tanto di marca da bollo e numero di protocollo. Possibile che questi documenti per la Procura siano carta straccia?
Un caso veramente curioso quello del Parco Diana, considerando che su 9 case ne verranno abbattute 6, mentre 3 si salveranno, nonostante siano identiche in tutto e per tutto alle altre. Motivo? 30 anni fa quelle 3 case sono state costruite da un altro soggetto che si prese la briga di opporsi ai sigilli, vincendo il ricorso: "Sulle case e sull'area non esiste alcun vincolo, né ambientale, né idrogeologico, la Procura vuole farne dei ruderi – raccontano gli abitanti del Parco Diana – siamo sempre stati dalla parte della legalità e quando abbiamo saputo delle irregolarità abbiamo subito fatto tutto ciò che era umanamente e tecnicamente possibile per regolarizzare la situazione".
Considerato che nel mirino della Procura ci sarebbero circa 90 mila strutture da abbattere in Campania e vista l'assenza di fatto, così sembrerebbe, di un criterio di gradualità nella scelta dei manufatti da abbattere (a due passi dal parco residenziale ci sono una serie di ruderi disabitati enormi e pericolanti), si teme che il fenomeno possa trasformarsi in una vera e propria emergenza sociale: "Che si fermino le ruspe – chiedono gli abitanti – ci sia un attimino di riflessione, la Procura dialoghi con la politica e viceversa, al fine di trovare una soluzione, dove andranno tutte queste persone? A cominciare da noi, dove andremo?