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Inchiesta Pomigliano, la presidente dell’Antimafia Colosimo scrive al sindaco Lello Russo: “La camorra è radicata”

La presidente della commissione antimafia bacchetta il sindaco di Pomigliano che aveva detto che “La camorra non esiste” sul suo territorio. Il primo cittadino Lello Russo è al centro dell’inchiesta di Fanpage.it “La città di cemento”.
A cura di Antonio Musella
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L'inchiesta "La città di cemento" di Fanpage.it ha raccontato le vicende che si stanno sviluppando nel Comune di Pomigliano d'Arco, dopo le parole spese, in più occasioni, da parte del sindaco Lello Russo, sulla presunta inesistenza della camorra sul territorio.  Il sindaco attuale ha licenziato lo scorso 8 aprile,  ll'ex comandante della polizia municipale Luigi Maiello, protagonista dell'inchiesta giornalistica.

Maiello ha lavorato per anni sull'intreccio tra costruttori e malaffare, in particolar modo sulle concessioni edilizie rilasciate dagli uffici comunali negli anni precedenti a ditte edili, di cui una, la Piramide srl, con interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Napoli. La ditta sarebbe riconducibile ai figli del boss Nicola Foria. Complessivamente, le indagini di Maiello avevano portato alla luce come le concessioni ricevute della aziende per costruire circa 800 appartamenti a Pomigliano d'Arco, per un valore di circa 60 milioni di euro, sarebbero state difformi rispetto all'aumento dei volumi previsto dalla legge. Russo, subentrato al vertice del Comune di Pomigliano d'Arco nel 2023 dopo la caduta della giunta Del Mastro, sostenuta da Pd e Movimento 5 Stelle, fin dalla campagna elettorale aveva iniziato una campagna denigratoria nei confronti di Maiello, spingendosi a dire che "A Pomigliano d'Arco la camorra non esiste, e che Maiello si è inventato la camorra a Pomigliano ed il sacco edilizio" come mostrato anche nell'inchiesta di Fanpage.it.

Dichiarazioni forti, già oggetto di interrogazioni parlamentari a firma dei parlamentari Francesco Emilio Borrelli e di Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra. Anche recentemente durante una seduta del consiglio comunale Russo ha rilasciato dichiarazioni in tale senso. "La camorra a Pomigliano è estinta" aveva detto in consiglio comunale, attaccando fortemente la Prefettura di Napoli che a suo dire avrebbe "con leggerezza" disposto alcune interdittive antimafia.

La presidente della commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, ha deciso di scrivere direttamente al Sindaco Russo. La missiva è partita dalla commissione antimafia il 13 maggio:

Gentile Sindaco,
Le scrivo in riferimento alle dichiarazioni da Lei pronunciate nel corso di una riunione del Consiglio comunale della Sua città, nelle quali ha affermato che il clan camorristico Foria operante nella zona si sarebbe “estinto”, dando a intendere che sarebbe del tutto cessata l’attività della camorra sul territorio e arrivando a sostenere che chiunque affermi che il comune di Pomigliano sia infiltrato dalla camorra dovrebbe essere denunciato.

Tali dichiarazioni fanno seguito ad altre da Lei pronunciate nei mesi scorsi e che hanno visto un aspro contrasto con il responsabile della polizia locale del Comune circa la presenza della criminalità organizzata sul territorio.
Al riguardo, ho il dovere, per la responsabilità che discende dal ruolo di Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, di rivolgermi direttamente a lei per alcune precisazioni sul tema.
Il radicamento e la pervasività delle mafie e delle organizzazioni similari è motivo di grande preoccupazione da parte di tutti i soggetti, istituzionali e non, che a vario titolo si occupano del fenomeno e sono impegnati a contrastarlo.

Al riguardo, mi preme farle presente che, sulla base di riscontri ottenuti presso le Forze dell’ordine, nel Comune di Pomigliano d’Arco permane tuttora la operatività dei clan Mascitelli e D’Ambrosio, che fanno capo ai boss locali Giuseppe D’Ambrosio, Mimmo Capocelli e Bruno Mascitelli.

Tali clan, che operano in stretta alleanza, sono dediti prevalentemente a estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti.Inoltre, nelle occasioni in cui si parla di mafie, Le consiglio maggiore prudenza e cautela, soprattutto in caso di incompleta consapevolezza del fenomeno.

Le dichiarazioni pubbliche dovrebbero essere improntate alla misura e alla sobrietà e gli scontri con altre autorità impegnate sul territorio dovrebbero essere evitati, dato che si tratta di un fenomeno che mina alle basi la convivenza civile e la saldezza dei principi costituzionali su cui si fonda la nostra Nazione.

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