Inchiesta fanghi sversati in mare, i pm: “Censurabile comportamento vicepresidente Regione Campania”
La figura di Lorenzo Di Domenico resta una delle principali dell'inchiesta che ha travolto la Sma Campania, la partecipata per l'ambiente della Regione: ieri sono state eseguite 19 misure cautelari (3 in carcere, 13 ai domiciliari e 2 sospensioni dal servizio) per episodi di corruzione, riciclaggio, inquinamento ambientale, rivelazione ed utilizzazione di segreti d'ufficio. Di Domenico è uno dei tre indagati finiti in carcere. Dalle indagini sono emersi suoi contatti con il vicepresidente Fulvio Bonavitacola, all'epoca assessore all'Ambiente, che con lui dialogava quando, nel 2018, le gare andavano deserte e non si riuscivano a smaltire i fanghi dei depuratori.
L'anomalia della nomina di Di Domenico alla Sma
Appare anomala agli inquirenti la stessa nomina di Di Domenico, che è considerato persona molto vicina all'ex consigliere regionale Luciano Passariello (non indagato), che era all'opposizione. Come vicino a Passariello risulta anche Agostino Chiatto (finito ai domiciliari), indicato come suo segretario particolare e assunto alla Sma. I pm hanno chiesto ai consiglieri regionali il motivo per cui Di Domenico venne nominato a capo di una partecipata così importante.
Secondo il capogruppo di Forza Italia Armando Cesaro i motivi potevano essere due: con quella nomina De Luca potrebbe avere "invaso il campo della minoranza, indebolendola" oppure l'incarico a Di Domenico potrebbe essere stato "frutto di un accordo tra De Luca (ovvero la sua Giunta) e un consigliere di minoranza come Passariello, circostanza che dal punto di vista politico rappresenterebbe un forte elemento di debolezza per l'opposizione".
Mario Casillo, capogruppo del Pd, dice che la nomina di Di Domenico causò "sorpresa e sdegno" nei colleghi di partito e nei sindacati, in quanto si trattava di persona evidentemente vicina a Passariello, e afferma di ritenere che quell'incarico potesse essere stato deciso perché "il presidente De Luca, a cui notoriamente non piacere essere contraddetto, ha pensato che con tale nomina al vertice della Sma l'opposizione di Passariello il Consiglio fosse meno accesa e pressante".
La "condotta censurabile" di Bonavitacola dopo Bloody Money
Di Domenico, emerge dall'ordinanza, premeva per ottenere affidamenti diretti, ma secondo Bonavitacola non c'erano i presupposti per una procedura che aggirasse l'aggiudicazione tramite gare d'appalto. Dopo la diffusione dell'inchiesta giornalistica Bloody Money di Fanpage.it, scrive il gip nell'ordinanza, la condotta di Bonavitacola (che non risulta coinvolto in nessun illecito contestato), è "censurabile": "cerca nel corso delle avviate indagini di limitare un danno di "immagine" e di evitare, per tale via, di dover fornire ulteriori giustificazioni agli organi di giustizia". Tre mesi dopo la diffusione dell'inchiesta giornalistica, quando il caso era stato portato in Consiglio Regionale dal Movimento 5 Stelle, Bonavitacola aveva parlato di "pseudo inchiesta", "stupidaggini", "sciocchezze" e "fesserie".
In particolare, ascoltato dagli inquirenti, Bonavitacola ha riferito di avere parlato con Di Domenico sulla vicenda dei fanghi soltanto nel giugno 2017, mentre le intercettazioni dimostrano che ci sono stati ulteriori contatti. Bonavitacola ha spiegato che in quella circostanza il direttore della Sma si era rivolto a De Luca per ottenere una proroga dell'incarico alle società che già si stavano occupando dello smaltimento, senza però menzionare come soluzione quella dell'affidamento diretto. L'ordinanza, ha aggiunto Bonavitacola, non era stata emessa perché sarebbe stata inutile: il problema infatti nasceva dal fatto che le discariche erano soltanto due, circostanza che Bonavitacola ha detto di avere appreso dal video di Fanpage.it, e con la proroga la situazione sarebbe rimasta invariata, quindi non ci sarebbe stato un miglioramento quantitativo dello smaltimento.
Inchiesta sulla Sma Campania, tre indagati in carcere
Gli altri due indagati finiti in carcere sono Salvatore Abbate, l'imprenditore a casa del quale la Guardia di Finanza ha rinvenuto ieri mattina oltre 4 milioni di euro in contanti, nascosti in cantina, e Giuseppe Savino, ritenuto vicino al clan Formicola di San Giovanni a Teduccio. Quest'ultimo è indagato per impiego di beni di provenienza illecita commesso per agevolare un'associazione di stampo camorristico, per emissione di fatture per operazioni inesistenti e per trasferimento fraudolento di valori; ieri, insieme all'arresto, è scattato un provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca eseguito dalla Divisione Anticrimine della Polizia di Stato (sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali) per un valore complessivo di circa 2,5 milioni di euro.