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Inchiesta Covid in Campania, si indaga sulle continue modifiche agli ospedali: ecco i carteggi

I pm stanno analizzando i carteggi tra MED e Regione Campania mostrati in anteprima da Fanpage.it in cui si evidenziano le continue modifiche richieste da Ciro Verdoliva e dall’Unità di crisi la progetto dei 3 ospedali. Ma la SoReSa a maggio si è rifiutata di riconoscere il valore delle opere bloccando di fatto la consegna degli ospedali. Le modifiche richieste all’azienda dagli indagati avrebbero modificato l’oggetto iniziale del maxi appalto da 18 milioni di euro. Tra costi vivi e sopraggiunti la spesa è lievitata fino a 25 milioni di euro.
A cura di Antonio Musella
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L'attenzione dei pm Mariella Di Mauro e del sostituto procuratore Giuseppe Lucantonio, che stanno coordinando le indagini sugli appalti Covid della Regione Campania, si stanno concentrando sul carteggio tra l'azienda vincitrice dell'appalto, la MED e la Regione Campania. I documenti, mostrati da Fanpage.it nell'inchiesta sugli appalti Covid che ha propiziato l'indagine della magistratura, raccontando di procedure farraginose, modifiche in corso d'opera ordinate all'azienda e poi incredibilmente disconosciute dal RUP dei lavori. Ed è su queste modifiche che i magistrati stanno provando in queste ore di capire quali siano state le procedure illecite.

Le continue modifiche per giustificare l'opera ormai inutile

Dai documenti inviati dai legali di MED alla Regione Campania ed alla SoReSa si evince che il 4 aprile scorso, Ciro Verdoliva, direttore generale dell'Asl Napoli 1, indagato nel procedimento della Procura di Napoli, invia alla MED le nuove planimetrie dell'ospedale prefabbricato che era in fase di installazione all'Ospedale del Mare di Napoli. Scrive la MED: "La planimetria era stata approvata dal direttore generale dell'Asl Napoli 1 durante la call dell'unità di crisi, evidenziando già le prime modifiche". Per l'unità di crisi, come specifica l'azienda nello stesso documento, partecipavano alle scelte Roberta Santaniello, dirigente del gabinetto di Vincenzo De Luca, indagata anche lei e Luca Cascone, il consigliere regionale fedelissimo di De Luca, anche lui indagato, che non aveva alcun titolo per partecipare alle scelte dell'unità di crisi e per dare indicazioni sulle modifiche da fare negli ospedali. Proprio all'inizio di aprile la curva dei contagi in Campania inizia ad abbassarsi, non si registra più una situazione di emergenza nelle terapie intensive, pertanto l'opera originariamente progettata, ovvero "moduli di terapia intensiva" non serve più. E' lo stesso Ciro Verdoliva ad ammetterlo, è il 20 aprile ed alla presentazione dell'ospedale Verdoliva dichiara a Fanpage.it: "Oggi quei 72 posti di terapia intensiva non sono più utili, mettiamo la struttura a disposizione dei pazienti Covid con altre patologie". Verdoliva indica anche una data: "Questa decisione è stata presa 5 giorni fa", quindi il 15 aprile. Ma dai documenti della MED si evince che Verdoliva e l'unità di crisi ordinavano modifiche al progetto iniziale già dal 4 aprile. Ma le modifiche continuano, ed il 25 aprile (5 giorni dopo la presentazione alla stampa dell'Ospedale prefabbricato di Napoli) MED scrive che: "Alla luce delle modifiche apportate per effetto delle indicazioni ricevute in call" produceva al DEC  (direttore esecuzione del contratto) di Napoli le planimetrie con le opere in costruzione. Chi aveva ordinato le modifiche? Di certo Ciro Verdoliva, come espressamente messo nero su bianco da Med, ma anche l'unità di crisi evidentemente nelle persone di Luca Cascone e Roberta Santaniello. Queste modifiche per ritenersi legittime dovevano essere approvate da SoReSa che doveva riceverne comunicazione dal DEC dei lavori. Il DEC per l'Asl Napoli 1 è l'architetto Antonio Bruno, un consulente esterno, braccio destro di Ciro Verdoliva ed il cui contratto è stato prolungato proprio nel giugno scorso per altri 6 mesi. L'azienda e l'architetto Bruno concordano, secondo il documento di MED, che lo stesso dirigente della Asl avrebbe informato il RUP dei lavori (responsabile unico del procedimento) il dirigente di SoReSa Domenico Tomo. Documentazione che il dirigente di SoReSa sostiene di non aver mai ricevuto. Ed è qui che precipitano i rapporti tra l'azienda e la Regione Campania.

Modifiche mai autorizzate: ospedali chiusi e soldi sprecati

A 60 giorni dall'aggiudicazione dell'appalto a metà maggio, per i 3 ospedali che dovevano essere realizzati in 18 giorni, dopo diverse modifiche richiesta dall'unità di crisi e dal direttore generale dell'Asl Napoli 1, nessuno sembra averle mai autorizzate. Un circostanza che risulta essere quanto meno paradossale.  Tutti si sono affrettati a chiedere modifiche per giustificare 18 milioni di euro di spesa per un'opera, ovvero i moduli di terapia intensiva, che al momento della loro consegna non servivano più e sarebbero risultate desolatamente vuote, ma nel momento in cui MED chiede che questi lavori, pari quasi a 2,3  milioni di euro, gli vengano pagati improvvisamente tutti sostengono di non aver mai ordinato modifiche progettuali. Una situazione incredibile. Ma perché SoReSa si rifiuta di riconoscere le opere realizzate da MED e chieste da Verdoliva e dall'Unità di crisi? Il motivo potrebbe essere banalmente di tipo legale. La MED infatti infatti si è aggiudicata il maxi appalto per la realizzazione di "moduli di terapia intensiva" mentre le modifiche chieste dall'unità di crisi hanno portato alla realizzazione di un'ospedale prefabbricato con degenza. Un'opera diversa dall'oggetto dell'appalto assegnato a MED. Per fare quelle modifiche si sarebbe dovuto svolere un ulteriore gara d'appalto. Il risultato è che gli ospedali di Caserta e Salerno sono chiusi, non hanno mai aperto e mai potranno curare i pazienti, quello di Napoli è aperto senza collaudo ed ha ospitato pochissimi pazienti fino ad oggi. Tra costo iniziale, attrezzature e modifiche i 3 ospedali sono costati quasi 25 milioni di euro. Una vicenda, che al netto di ciò che accerterà la magistratura, evidenzia il modo assolutamente caotico e inopportuno con cui la Regione Campania ha affrontato l'emergenza Covid 19.

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