In mostra a Napoli la Presa di Cristo, il capolavoro (quasi) sconosciuto di Caravaggio
Quella tra Caravaggio e Napoli è una storia d'amore breve ma intensa: nel capoluogo campano, Michelangelo Merisi, forse il pittore italiano più famoso del Rinascimento, visse tra il 1606 e il 1607, nel periodo tra il suo forzato esilio da Roma e la sua morte. A Napoli il Merisi realizzò la sua ultima tela, il Martirio di Sant'Orsola, esposta alle Gallerie d'Italia in via Toledo; sempre a Napoli, al Pio Monte della Misericordia, è invece esposto un altro capolavoro di Caravaggio, Le opere della Misericordia. E, fino al 16 giugno, in città ci sarà anche una terzo opera del pittore lombardo: si tratta della Presa di Cristo, capolavoro quasi sconosciuto dell'artista, che sarò possibile ammirare a Palazzo Ricca, sede della Fondazione Banco di Napoli, in via dei Tribunali, nel cuore di Napoli.
La mostra, visitabile dal 2 marzo al 16 giugno, è curata da Francesco Petrucci e da don Gianni Citro, presidente della Fondazione Meeting del Mare C.R.E.A.: si tratta della prima versione dell'opera, realizzata da Caravaggio nel 1603, quando gli fu commissionata da Ciriaco Mattei. Il quadro ha una storia molto singolare, dal momento che è stato esposto – prima della mostra dello scorso anno ad Ariccia e di quella odierna a Napoli – soltanto una volta, nel 1951, al Palazzo Reale di Milano.
"Il quadro, che ritorna a Napoli, dove, nella collezione Colonna di Stigliano, era presumibilmente rimasto fino al 1830 circa, è la prima versione della Presa di Cristo, seguita, poi, dalla replica di Dublino, che non ha la stessa potenza espressiva, è molto più piccola e non ha la cornice nera rabescata d’oro, che aveva il prototipo. Cornice, peraltro, comune ad altre opere romane del Merisi. L’opera esposta a Napoli compare nei corposi inventari Mattei con tale cornice, presenta inoltre numerosi pentimenti tipici di una prima versione, assenti nella replica irlandese" ha dichiarato Francesco Petrucci.
"L’esposizione della Presa di Cristo nella città di Napoli che accolse Caravaggio fuggitivo e spaventato e che lo ha indotto alla ricerca della Misericordia e della Redenzione, è indizio di un tragitto culturale che si va caricando di provocazioni sempre nuove, a partire dalla affannosa corsa verso la libertà di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, fino alla ricerca silenziosa e ai traguardi invisibili di ogni quotidiano fruitore di questo evento, racchiuso in un segmento d’arte e di spirito" ha dichiarato, invece, don Gianni Citro.