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“In carcere per violenza sessuale su mia figlia 12enne, da innocente”: Salvatore Mucci assolto dopo 7 anni

Il 48enne è stato assolto nel 2019. Una delle prove era stata ritenuta la registrazione di uno stupro: in realtà era l’audio di un reality show trasmesso in tv.
A cura di Nico Falco
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Salvatore Mucci e l'avvocato Maurizio Capozzi /foto Fanpage.it
Salvatore Mucci e l'avvocato Maurizio Capozzi /foto Fanpage.it

«Io faccio l'imbianchino, lavoro nelle case, con le famiglie. Lo vedo, come mi guardano. Me ne accorgo, di quando mantengono le distanze, specialmente se hanno dei figli. Perché, nonostante io sia stato assolto, per chi non mi conosce, per chi non conosce la mia storia, io resto quello che è stato in carcere per avere violentato la figlia». Sigaretta stretta tra le dita, oltre tre anni scontati tra prigione e domiciliari, poi obbligo di firma, Salvatore Mucci racconta a Fanpage.it l'abisso in cui è rimasto impantanato per 7 anni, prima di quella sentenza, diventata poi definitiva, che gli restituisce dignità ma non gli anni persi: è innocente, come ha sempre sostenuto.

Questa storia è cominciata nel giugno 2014, con un caso di cronaca che fu clamoroso: la morte di Fortuna Loffredo. Quando la bimba è precipitata da un palazzo del Parco Verde di Caivano, Mucci è stato tra i primi a soccorrerla. Due anni dopo il suo nome è tornato alle cronache, con un'accusa terribile: per gli inquirenti era uno degli orchi di quel rione popolare, un mostro che stuprava la figlia. In primo grado ha incassato 10 anni di reclusione, la sentenza ha rievocato prove ritenute granitiche, come la registrazione dell'audio di uno stupro. Nel 2019, però, la Corte di Appello ha cambiato tutto: assolto perché «il fatto non sussiste».

Nello studio del suo legale, l'avvocato Maurizio Capozzi, Mucci ricorda, spiega, sobbalza quasi quando gli viene chiesto se ha dei precedenti penali: «Ma io non prendo nemmeno l'autobus senza biglietto…». I pensieri si affollano nella bocca ed escono tra qualche sorriso amaro e qualche imbarazzo: il pudore non gli farà mai pronunciare i termini "violenza sessuale", nel raccontare la sua storia parla di "schifezze", di "sporcherie".

La morte di Fortuna Loffredo

«Avvoca', posso fumare qua?». Sarà la prima di una lunga serie. Quel 24 giugno 2014 Salvatore Mucci era in casa sua, stava dipingendo la parete della stanza della figlia. Poi, all'esterno, il tonfo e subito dopo le urla. L'allora moglie gli ha detto che era caduta una bambina, di andare a vedere. E lui era corso lungo la rampa di scale, quando è arrivato all'esterno c'erano già altre persone intorno al corpo della piccola Fortuna. Si è scoperto poi che "Chicca", 6 anni, era stata violentata e lanciata dal palazzo; per quell'omicidio è stato condannato all'ergastolo (in via definitiva) un altro inquilino, Raimondo Caputo, alias "Titò".

Ho sollevato la bambina e insieme ad altri sono corso all'ospedale di Frattamaggiore, l'ho portata in braccio fin dentro il Pronto Soccorso, mi hanno chiesto cosa fosse successo.

Ho risposto che non lo sapevo, che l'avevo solo soccorsa. Dopo qualche ora mi hanno chiamato i carabinieri e mi hanno fatto delle domande strane: volevano sapere come avevo corso, come ero uscito…

Successivamente sono venuti anche a casa a farmi altre domande e dei conoscenti mi hanno consigliato di contattare un avvocato. Ma io ho risposto che non avevo rubato niente, a che mi sarebbe servito?

Il periodo era quello delle indagini iniziali, quando gli investigatori cercavano di ricostruire l'antefatto di quella caduta, di capire se, come poi emergerà, si era trattato di un omicidio.

E, come da prassi, sono partite le intercettazioni. I microfoni sono stati posizionati nei luoghi comuni e nelle abitazioni, anche in quella di Mucci. Che li ha trovati, ma non ha capito cosa fossero: in un caso ha pensato che fossero parte di un modem fatto installare dalla moglie a sua insaputa, in un altro li ha portati direttamente ai carabinieri.

Io non capivo quello che stava succedendo. Mi chiedevo perché, invece di indagare sulla morte di Fortuna, stessero spiando me. E poi mi convocavano continuamente, sia dai carabinieri sia dalla Procura.

Un giorno hanno convocato me, la mia ex moglie e mia figlia e ci hanno messo in stanze separate. Hanno detto che volevano arrestarmi. Ho saputo poi che hanno portato mia figlia a fare una visita ginecologica e poi in una casa famiglia.

Le intercettazioni in casa di Salvatore Mucci

Le microspie avevano captato dei dialoghi che, secondo gli inquirenti, erano inequivocabili: in quelle registrazioni audio si sentiva l'uomo che stuprava la figlia. In particolare, in una intercettazione del 15 luglio si sentiva la voce della ragazzina che chiedeva «Che fai?» e successivamente, non subito dopo, il padre che esclamava «Che schifo!».

In un'altra, disturbati da una trasmissione televisiva, si sentivano quelli che sembravano gemiti e una voce maschile. La ragazzina, ascoltata dagli inquirenti, ha negato tutto: ha sostenuto che il padre non l'aveva mai toccata, versione che non cambierà mai.

Il 22 dicembre 2014, quando è arrivato l'esito della visita ginecologica, è scattato l'arresto: la ragazzina aveva segni compatibili con dei rapporti sessuali. Mucci è finito in carcere, senza sapere il motivo.
Lo avrebbe scoperto un mese e mezzo dopo dall'avvocato Capozzi, subentrato alla collega che lo aveva inizialmente seguito, al momento del primo incontro, dopo il Riesame: «Avvoca', io sto detenuto, mi hanno messo in isolamento, nessuno mi porta dei vestiti, nessuno mi dice che ho fatto. Quando chiedo mi dicono che sono un pedofilo. Ma perché sto qua dentro? Di cosa rispondo?».

La condanna in primo grado: 10 anni di carcere

Da quel momento l'uomo è passato dal carcere (389 giorni, poco più di un anno, fino al 15 gennaio 2016) ai domiciliari (893 giorni, poco più di 2 anni e 5 mesi, fino al giugno 2018): in totale, senza contare il periodo in cui è stato sottoposto all'obbligo di firma, tre anni e mezzo di reclusione circa. Racconta Mucci:

Dopo un mese nel carcere di Poggioreale non sapevo di cosa ero accusato. Sono arrivato a pesare 35 chili. Restavo sempre in cella, non volevo stare con gli altri: lì ho capito che gli uomini sono capaci di cose orribili, che io nemmeno credevo possibili.
Come il reato di cui ero accusato io: quelle schifezze su mia figlia.

Nel frattempo, il 18 ottobre 2016, è arrivata la sentenza: Mucci è stato riconosciuto colpevole di avere «costretto con la violenza la minore ad avere rapporti sessuali», con le aggravanti dell'età della ragazzina, all'epoca 12enne, e del fatto che fosse la figlia. La condanna è a 10 anni di carcere, con perdita della patria potestà.

L'assoluzione di Salvatore Mucci: "Il fatto non sussiste"

Per il capovolgimento è stato necessario aspettare più di due anni. Col secondo grado di giudizio le prove che avevano portato alla condanna non hanno retto, sono crollate. Il 15 gennaio 2021 la Corte di Appello di Napoli (quarta sezione) lo ha assolto perché «il fatto non sussiste». La registrazione dello stupro si è rivelata tutt'altro, come riporta il dispositivo richiamando la conclusione del perito:

I gemiti percepiti e trascritti dalla P.G. e dal perito nominato, relativi ai progressivi 230 e 231, in realtà sono riconducibili alle voci in sottofondo, in lingua originale (inglese), provenienti dalla televisione che sta trasmettendo il programma "Dire Fare Baciare" (stagione 3 episodio 1 1 ) sul canale REAL TIME.

Il video del programma ritrae dei personaggi, di nazionalità inglese, che vengono doppiati. Tuttavia durante la trasmissione è, talvolta, chiaramente percepibile, in tono più basso, la voce degli interpreti originali (laddove non è coperta dalla voce dei doppiatori italiani).

Di conseguenza è crollata anche l'altra prova cardine, ovvero le lesioni evidenziate dalla visita ginecologica: i periti hanno sottolineato che non sono riconducibili in modo inequivocabile ad un rapporto sessuale e che potrebbero avere anche un'altra causa ma, soprattutto, non potevano essere collegate a quello che si riteneva fosse lo stupro e che in realtà era l'audio della trasmissione televisiva.

La sentenza di assoluzione è diventata definitiva il 31 maggio 2021. Salvatore Mucci giocherella con le dita, spegne l'ultima sigaretta:

Per arrivare all'assoluzione da questa accusa grave, infamante, ci sono voluti sette anni. So che mi porterò questa macchia addosso per sempre. Ricordo come oggi quando chiedevo di vedere mia figlia, quando in aula urlavo la mia innocenza ma nessuno voleva ascoltarmi.

Ho avuto la fortuna di incontrare l'avvocato Capozzi, che mi ha creduto, mi ha sostenuto con le sue doti professionali ed umane, ed è riuscito a dimostrare la mia innocenza in questo difficile percorso.

Io credo nella Giustizia, voglio crederci ancora. È lenta, ci mette tempo. Ma a volte non tutti riescono ad aspettare.

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