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In Campania non c’è più posto in ospedale, il video: “Mio nonno lasciato a casa a morire”

“Per tre volte gli operatori del 118 gli hanno negato il ricovero per mancanza di posti negli ospedali, il quarto giorno è stato intubato d’urgenza, ma era troppo tardi. Noi familiari siamo ancora in attesa del tampone”, la videotestimonianza della nipote di un anziano positivo al Covid raccolta da Fanpage.it; l’uomo è deceduto poche ore dopo il ricovero.
A cura di Peppe Pace
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"Hanno detto che mio nonno andava ricoverato, ma che non c'era posto in ospedale". A raccontare la straziante storia a Fanpage.it è Francesca, nipote di un uomo che si è visto tre volte rifiutare il ricovero per mancanza di posti, e che in ospedale ci è arrivato quando era ormai troppo tardi, per spirare poche ore dopo. "Da giorni non riusciva a dormire, non mangiava e non parlava. Credevamo fosse a causa della demenza senile e ci siamo rivolti alla clinica per anziani, ma è risultato positivo al tampone e abbiamo dovuto riportarlo a casa. Il 1 novembre e abbiamo chiamato la prima ambulanza, gli hanno fatto una flebo ma hanno detto che stava bene e sono andati via. Il giorno dopo continuava a peggiorare e abbiamo chiamato due ambulanze: la prima volta il medico ha detto che mio nonno doveva essere ricoverato, ma che non c'erano posti disponibili, quindi gli hanno fatto una puntura di calmante e sono andati via. Nonostante la bombola di ossigeno, il nostro saturimetro domestico indicava una saturazione del 70%, quindi abbiamo chiamato di nuovo il 118. Gli operatori sono venuti a casa e hanno detto che il nostro saturimetro era inaffidabile perché troppo economico, quindi gli hanno misurato di nuovo la saturazione con i loro strumenti".

Anche in questo secondo intervento, però, è ritornato il problema dei posti letto. L'anziano, hanno detto i sanitari a Francesca, non aveva bisogno del ricovero, ma lo avrebbero ugualmente trasportato in ospedale se avessero trovato un posto libero. "Hanno misurato la saturazione mentre mio nonno era attaccato alla bombola d'ossigeno, per questo ci siamo sentiti presi in giro e abbiamo avuto la sensazione che loro volessero solo prendere tempo, ci hanno detto che per loro non andava ricoverato, ma che se avessimo trovato un ospedale disposto a ricoverarlo, lo avrebbero trasportato. Il quarto giorno mio nonno non si muoveva più, non riuscivamo nemmeno ad alzarlo, abbiamo chiamato la quarta ambulanza e finalmente hanno deciso di ricoverarlo".

A questo punto l'uomo è stato finalmente ricoverato, ma il quadro clinico era già irrimediabilmente compromesso. "È stato intubato d'urgenza, ma oramai non c'era più nulla da fare, mio nonno è morto dopo qualche ora, i polmoni e la funzionalità degli altri organi era ormai compromessa. Se fosse stato ricoverato subito si sarebbe potuto salvare perché i polmoni non erano ancora compromessi, come dimostra una radiografia fatta in clinica qualche giorno prima, dove compariva solo una leggera bronchite".

"De Luca dice che la situazione è sotto controllo, ma non è così, – conclude Francesca – stanno facendo una selezione abbandonando quelli che loro considerano non curabili, nel frattempo mia nonna e tutti noi che vivevamo in casa con lui siamo ancora in attesa di un tampone e siamo tutti sintomatici, ma chi soffre di più sono tutte quelle persone che potevano salvarsi e che ora sono intubate e stanno per morire"

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