In Campania il 36% dei giovani è disinteressato alla politica: lo studio della Federico II
I social network, soprattutto per i più giovani, si sono rivelati uno strumento fondamentale durante la pandemia per poter restare in contatto con il resto del mondo. Con l'obiettivo di delineare un identikit dei giovani che in Campania, durante questi due anni di pandemia, hanno navigato sulla rete, l'Osservatorio Territoriale Giovani del Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università Federico II di Napoli, con il coordinamento di Lello Savonardo, docente del dipartimento, ha condotto una ricerca dal titolo "Giovani e media digitali in Campania ai tempi del Covid-19", promossa dall'assessorato alle Politiche giovanili, politiche sociali e alla scuola della Regione Campania.
Da questo report, come ha spiegato Savonardo durante la presentazione dei risultati, emerge una fetta di popolazione, quella dei giovani, spaccata tra "velisti", cioè coloro che sono dotati di capitale sociale e culturale che permette loro di dirigersi verso una meta chiara, "surfisti", che invece non sono dotati di tali strumenti e quindi si dirigono verso una meta meno chiara e, infine, coloro che si muovono su una zattera, incapaci di prendere decisioni. «In Campania – ha spiegato Savonardo – i giovani sono la risorsa più rilevante e significativa per generare sviluppo e cultura. Quelli più fragili e vulnerabili hanno bisogno di essere indirizzati dalle politiche».
«La Regione Campania in questi anni ha cercato di colmare il gap tra i nostri giovani – ha spiegato Lucia Fortini, assessore regionale alle Politiche giovanili, politiche sociali e scuola – nel periodo della pandemia ha stanziato il bonus che ha raggiunto 100mila delle nostre famiglie con un contributo di 500 euro per l'acquisto di un pc e ha finanziato per 40mila dei nostri studenti universitari con un bonus 250 euro l'acquisto di strumenti che consentissero la connessione»
Giovani e social network: la politica si fa offline
Dal report emerge un aspetto significativo: il 36% dei giovani campani, tra i 18 e i 34 anni, è lontano dalla sfera pubblica, ma dai ragazzi arriva anche la richiesta alle istituzioni di maggiore partecipazione ai processi decisionali, soprattutto offline. Sì, perché per i giovani campani la politica coincide con la cura del proprio territorio e quindi si fa fuori dal web e dai social network.
Il 25%, invece, rientra nella categoria dei "partecipi", cioè di coloro che prendono parte a tutte le attività e credono che proprio i social network siano lo strumento migliore per entrare in contatto con il mondo politico. Seguono gli "informati", al 24%, coloro che, pur essendo appunto informati, non sono partecipi alla vita politica e, infine, i "disinteressati" che si attestano al 14%.
Inoltre, con lo scoppio della pandemia, anche a causa dell'impossibilità di riunirsi, è diminuita la propensione dei giovani a partecipare ad associazioni studentesche o anche ad attività di volontariato. Una propensione che sembra in parte essere "migrata" online.
Social network e alfabetizzazione digitale
In Campania, che secondo i dati Istat è la regione più giovane e più social d'Italia, il 60% dei ragazzi tra i 14 e i 23 anni ha profili su diversi social network, l'8% ha almeno un profilo sui social, mentre l'11% non è proprio presente. Una presenza massiccia, ma spesso non pienamente consapevole.
Come emerge dal report, infatti, solo 1/4 di loro ha ricevuto indicazioni su come stare in maniera sicura sui social. Per questo, la richiesta da parte Osservatorio Territoriale Giovani del Dipartimento alle istituzioni è di puntare sull'alfabetizzazione digitale.
Fa riflettere infatti che, di questa fascia d'eta, il 43% rientri nella categoria dei "cauti" e quindi di coloro che sono prudenti online e attenti alla propria privacy. Ma ben il 21% sia invece disinteressato, con molti account attivi e con poca cura per la propria privacy. I "resilienti", cioè coloro che sono più esposti ai rischi online, ma sono anche più consapevoli delle opportunità e dei pericoli della Rete, sono il 21%. E, infine, gli imprudenti, che sono il 16%.