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Il vicepreside della Ristori, Salvatore Lucente, suicida nella Basilica di Capodimonte

Il prof Salvatore Lucente, vicepreside della scuola Ristori di Forcella, nel centro di Napoli, si è tolto la vita nella Basilica di Capodimonte; ha ingerito dell’acido e si è lanciato nel vuoto. L’uomo, 55 anni, viveva con l’anziana madre a Materdei. Le forze dell’ordine stanno indagando per ricostruire le sue ultime ore e per capire se ci fossero state avvisaglie dell’intenzione di uccidersi.
A cura di Redazione Napoli
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Il prof Salvatore Lucente, vicepreside della scuola media Ristori di Forcella, nel centro di Napoli, si è tolto la vita nella Basilica dell'Incoronata, a Capodimonte. L'uomo aveva 55 anni ed era molto conosciuto nel quartiere, dove lavorava da parecchi anni; non era sposato, abitava con l'anziana madre nel rione Materdei. Sul suicidio sono in corso indagini: appare certo che si sia trattato di un atto voluto, ma sono ignote le cause che hanno spinto il docente a uccidersi ingerendo dell'acido muriatico e poi lanciandosi nel vuoto.

Le forze dell'ordine, intervenute nel primo pomeriggio nella Basilica di Capodimonte, stanno cercando di ricostruire le ultime ore di Lucente, che questa mattina si era sentito, come tutti i giorni, con la dirigente del Ristori, Stefania Colicelli; per la scuola negli ultimi mesi ricopriva anche il ruolo di referente Covid. Non è escluso che possa essersi suicidato perché oberato da debiti divenuti ormai insostenibili, ma questo aspetto è al vaglio degli investigatori che in queste ore stanno ascoltando colleghi e conoscenti; in passato Lucente avrebbe già tentato il suicidio.

L'istituto comprensivo di Forcella ha ricordato il docente con un messaggio sul proprio profilo Facebook, il post sta raccogliendo messaggi di solidarietà e vicinanza soprattutto dai colleghi e da studenti ed ex studenti della Ristori. Ecco il testo pubblicato dalla scuola:

Arrivederci vicepreside, il suono della tua voce risuonerà sempre nella nostra scuola. Ti porteremo con noi nelle nostre giornate, quelle infinite fatte di colloqui, rimbrotti, parole scherzose con i collaboratori e pacche sulle spalle ai colleghi. Ti porterò nel mio cuore perché sei stato una spalla fidata, il mio risolutore, la pausa caffè e la voce che parla e consiglia. Mi mancherai, ci mancherai, ma continueremo nel tuo nome a donare ai ragazzi quelli che tu hai donato. Grazie di esserci stato per me, per la Ristori che sarà sempre la tua casa.

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