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“Il tuo bar è nostro”: il clan Di Lauro pretende il pizzo, lui paga quasi 200mila euro: 5 arresti a Napoli

Il clan si riteneva proprietario di quel bar: le indagini hanno appurato che il titolare, dal 2018, ha pagato circa 200mila euro di pizzo.
A cura di Valerio Papadia
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Si ritenevano i proprietari di quel bar ad Arzano e, per questo, il titolare doveva versare al clan Di Lauro una "quota", il pizzo, per continuare ad esercitare la sua attività. E così l'uomo, sperando che non lo tormentassero più, ha pagato al clan complessivamente circa 200mila euro. Questa mattina, lunedì 29 gennaio, i carabinieri del Ros di Napoli e quelli della compagnia di Casoria, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, hanno arrestato cinque persone, gravemente indiziate di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le indagini, condotte dai carabinieri della tenenza di Arzano, hanno preso il via nel novembre del 2023, in seguito alla denuncia del titolare del bar, che ha raccontato come, dall'ottobre del 2020, fosse vittima di richieste estorsive da parte di tre soggetti, a lui noti appartenenti al clan Di Lauro. Dopo essersi rifiutato di cedere la sua attività al clan, l'uomo è stato costretto a pagare 70mila euro in rate mensili da mille euro, fino a quando, nel luglio del 2022, ha venduto il bar, sperando che le richieste cessassero.

Così non è stato. Quando l'uomo ha avviato un'altra attività, aprendo un altro bar in una diversa zona di Arzano, i soggetti indagati si sono presentati nuovamente alla sua porta, pretendendo ancora denaro. Quando il titolare del bar si è rifiutato, loro lo hanno minacciato di morte.

L'uomo ha pagato 100mila euro in contati al clan

In realtà, l'attività investigativa ha rivelato che quanto raccontato dall'uomo ai carabinieri nel novembre del 2023 fosse soltanto una parte della storia. Le richieste estorsive erano cominciate, infatti, nel 2018, quando il clan Di Lauro aveva preteso dei soldi dal titolare del bar in quanto si riteneva proprietario dell'attività. Le indagini hanno così svelato che, già nel 2019, l'uomo aveva pagato al clan 100mila euro in contanti sperando così di interrompere le loro richieste di denaro.

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