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Il tonno è tossico, ma il laboratorio di Avellino diceva che era tutto ok: decine di persone intossicate

Una organizzazione è stata sgominata tra Puglia e Campania: il tonno veniva messo in vendita pieno di nitriti e nitrati, sostanze tossiche per gli esseri umani.
A cura di Valerio Papadia
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Riempivano il tonno che vendevano di nitriti e nitrati, sostanze tossiche per l'essere umano: questa la scoperta dei carabinieri del Nas di Bari e di Napoli che, tra Puglia e Campania, hanno eseguito 18 misure cautelari; cinque persone sono finite in carcere, altre sei agli arresti domiciliari, cinque invece hanno ricevuto il divieto di dimora mentre altre due l'obbligo di dimora.

I provvedimenti sono a carico di imprenditori e dipendenti di aziende ittiche di Bisceglie (provincia Barletta Andria Trani) e di una società di consulenza e di un laboratorio privato di Avellino, che era deputato al controllo del prodotto ittico prodotto e messo in vendita dallo stabilimento pugliese. I 18 destinatari delle misure cautelari sono indagati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata, tra l'altro, all'adulterazione di sostanze alimentari, frode nell'esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

Tante persone intossicate in tutta Italia: così sono partite le indagini

Le indagini, coordinate dalla Procura di Trani e condotte dai carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità, sono partite nel giugno 2021, quando decine di persone in tutto il territorio italiano hanno accusato intossicazioni alimentari, finendo anche in ospedale, dopo aver mangiato del tonno a pinna gialla. I controlli scattate nelle aziende produttrici dell'alimento hanno permesso ai militari di appurare che il tonno, prima di essere messo in commercio, veniva decongelato e trattato con nitriti e nitrati – sostanze nocive per l'uomo – al fine di migliorarne l'aspetto e il colore.

Agli indagati sequestrati oltre 5 milioni di euro

Gli indagati, però, occultavano sistematicamente le analisi effettuate dal laboratorio connivente, oppure falsificavano i risultati delle analisi effettuate da laboratori esterni, che attestavano la pericolosità del prodotto, traendo in inganno così non soltanto i consumatori, ma anche il Servizio Veterinario dell'Asl. Nei confronti degli indagati, inoltre, i carabinieri hanno proceduto anche al sequestro di una somma pari a 5.200.000 euro.

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