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Il “re dei computer” convocato dal boss Giuliano: “So che hai fatto una truffa da 300mila euro…”

I clan Giuliano e Mazzarella avrebbero imposto una estorsione su una truffa da diverse centinaia di migliaia di euro eseguita con carte PostePay.
A cura di Nico Falco
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Una truffa da 300mila euro messa a segno con carte di credito e prestanomi, e il clan voleva la sua parte. Anzi, i clan: il "lavoro" era stato fatto in diversi quartieri e così i vari "sistemi" pretendevano una quota. E a fare da mediatore con gli omologhi s'era messo Salvatore Giuliano: il truffatore era di Forcella, quindi andava pagato soltanto il clan di Forcella. Circostanza che emerge dall'ordinanza di convalida del fermo a carico di Salvatore Barile e Ciro Mazzarella, fermati insieme a Michele Mazzarella e accusati di essere i vertici del clan egemone nel centro di Napoli. La vicenda è stata ricostruita grazie alle dichiarazioni di Salvatore Giuliano, "‘o russo", da poco più di un anno collaboratore di Giustizia, e alle conversazioni captate con un virus trojan nel suo telefono cellulare.

La tentata estorsione al "re dei computer" per la truffa

I fatti risalgono all'agosto 2020. Salvatore Giuliano dice di avere appreso da Salvatore Ricciardi di Pomigliano, affiliato ai Mazzarella (tra i destinatari dell'ordinanza eseguita nei giorni scorsi contro il clan) di un tale "polacco" che faceva truffe con carte PostePay e sullo scarico Iva insieme ad altre persone. Tramite Salvatore Barile, boss dei Mazzarella, mandarono a chiamare il "polacco" e allo stesso tempo convocarono un suo socio, tales "Totore ‘o faccendiere", detto anche "il mago dei computer", per chiedergli conto.

L'incontro col "polacco", spiega ancora Giuliano, si concluse con un accordo: l'uomo avrebbe dovuto versare tra i 20 e i 30mila euro, che sarebbero stati divisi con Salvatore Barile in quanto le truffe erano state commesse anche in zone sotto il controllo dei Mazzarella, come San Giovanni a Teduccio e Barra. La soluzione non fu però gradita ad un altro malavitoso di Pomigliano, a cui il truffatore pagava già una quota, e che sparò davanti alla casa dell'abitazione della madre del "polacco".

Altri elementi su questa storia sono emersi dal trojan installato nel cellulare di Giuliano. Il boss, parlando con Vitone, gli dice che diversi malavitosi lo stavano cercando per chiedergli una tangente: oltre a Totoriello, ovvero Salvatore Barile, avrebbero accampato diritti anche persone dei Quartieri Spagnoli e di San Giovanni a Teduccio. Ma lui, aggiunge, avrebbe tagliato corto: "È di Forcella e me la vedo io".

"Se devo fare un regalo, lo devo fare a Totore"

L'uomo nega di aver commesso truffe a Pomigliano, a Barra e nelle altre zone menzionate, così come smentisce di avere guadagnato circa 800mila euro. E aggiunge che, nel caso, lui pagherebbe soltanto ai Giuliano: "Se io devo fare un regalo… io glielo devo fare a Totore (Salvatore Giuliano, ndr)… se devo essere referente, io devo essere referente a Totore!"

"Gli altri sistemi lo sai cosa dicono? – lo incalza ‘o Russo – dice a me risulta che tu hai fatto un lavoro di 800mila euro… tu hai voglia a dire di no e dire portami a quello e quell'altro, tutte queste spiegazioni che ti sto dando io non te le danno, lo sai cosa ti dicono, perché loro non se ne fottono, dicono tu per me hai fatto un lavoro di 800mila euro, voglio 100mila euro, portameli, ti dò una settimana di tempo, Totore tu che fai? Cosa gli dici?".

Nel caso qualcuno lo contattasse, o lo convocasse, risponde il boss, non dovrà andare a nessun appuntamento, limitandosi a dire di avere a che fare soltanto con lui. E Vitone replica: a breve dovrà cominciare un nuovo "lavoro", non può garantire guadagni molto alti però vuole coinvolgerlo.

Chi è Salvatore Giuliano "‘o russo"

Salvatore Giuliano, il Rosso, è il nipote del boss Luigi Giuliano, "Lovigino". Era stato scarcerato nel maggio 2020, dopo aver scontato 16 anni per la morte di Annalisa Durante, la ragazzina di 14 anni colpita da una pallottola esplosa dai killer del clan Mazzarella e a lui destinata. In carcere era tornato dopo un anno, nel maggio 2021, accusato di avere imposto il pizzo ad alcuni gruppi di migranti che vivono a Forcella. Dal settembre 2021 è ufficialmente collaboratore di Giustizia.

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