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Racconti dal gruppo WhatsApp di classe coi genitori: dalle chiacchiere ai furiosi litigi via audio

A Scampia un litigio via chat Whatsapp è degenerato in rissa fra un gruppo di mamme. Ma cosa succede in questi famigerati gruppi scolastici? La parola ai genitori…
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Su Tiktok c'è un trend che raccoglie gli audio più imbarazzanti usciti dai genitori nelle famigerate chat Whatsapp. A differenza di tante altre tendenze che nascono e sfumano nel giro di qualche mese, in questo caso dura da anni. Motivo? Il materiale non manca mai.

Notizia di oggi: i carabinieri sono dovuti intervenire per una maxi-rissa fra 7 donne, alla presenza dei bambini, davanti ad un asilo di Scampia, area Nord di Napoli. L'acredine era iniziata, guarda caso, proprio sul “gruppo delle mamme di Whatsapp, termine improprio, perché spesso in questi gruppi ci sono anche i papà.

Abbiamo chiesto ad alcuni genitori che sono ancora "in carica" sulle chat scolastiche dei propri figli – questo giustifica l'anonimato – di spiegarci senza peli sulla lingua l'approccio a questo tipo di comunicazione. C'è da dire anzitutto che per ogni studente ci sono almeno due elementi d'informazione che passano via whatsapp. C'è la chat con l'istituzione scolastica e poi c'è quella composta esclusivamente dai genitori o da chi ne fa le veci. Il motivo della nascita di questi gruppi è facile da intuire: velocità di comunicazione e confronto sui fatti che accadono a scuola. Ovviamente dopo un po' di tempo emergono divergenze di opinioni che degradano in antipatie,  dissidi e in litigi veri e propri.

La prima mamma che ascoltiamo è del Vomero: «Perché io ho chat di classe dal 2011. Tieni presente che ogni classe ne ha almeno due, cioè una solo per le comunicazioni e una per, diciamo così, l'organizzazione, e per poter fare anche le chiacchiere. E si litiga sempre, si litiga su tutto. È come molte altre chat, però qui l'aggravante è che si fraintende tutto».

La cosa peggiore – lo dicono tutti – sono i messaggi vocali di Whatsapp: «La cosa veramente devastante non è tanto la chat – continua – quanto gli audio che si mandano nelle chat, che andrebbero veramente riuniti in un girone apposito dell'inferno. Io, il nuovo inferno di Dante, me lo immagino basato sui livelli delle chat di classe, sicuramente. È proprio un sistema predisposto per creare litigi, soprattutto quando alle comunicazioni si sovrappongono le opinioni, e da lì è facile generare, ma è veramente facilissimo».

La posizione di chi ha più figli è quella di un telefono monopolizzato da discussioni, spesso in forma di vocali quindi da ascoltare: «Io non ho solo due chat, io ho almeno due chat di classe per ogni figlio, quindi ho minimo sei chat – a parlare è sempre una mamma napoletana – . Tieni presente che poi, in ogni chat, si fanno i sottogruppi di mamme, per cui per una classe tu puoi arrivare a stare in minimo due chat obbligatorie. E il guaio più grande è quando ci stanno i papà, eh, non ti dico quando poi sono papà separati…».

Ed è stavolta un papà che racconta la sua esperienza con una particolare ricorrenza: i compleanni. Alle elementari e all'asilo spesso si usa fare i regali ai bimbi che compiono gli anni. «Se ne discute nella solita chat. Soltanto che per non rovinare la sorpresa cosa accade? In prossimità del compleanno del proprio figlio occorre uscire temporaneamente dal gruppo Whatsapp in maniera da poter far organizzare il regalino. Passata la festa, si rientra…».

Qualsiasi libro di sociologia che analizzi la dinamica dei gruppi sociali spiega che è inevitabile lo scontro. In questi casi prima di arrivare a rotture e liti ci sono esclusioni di soggetti invisi: «Ci sono i sottogruppi, che nascono come gruppetti di mamme contro altre mamme. Là è proprio la devastazione completa. E poi ci sono quei gruppi organizzati per un'iniziativa specifica, tipo, che so, una festa di classe, un compleanno, eh, la, un evento specifico della scuola, che sono quelle classiche chat dove ti inseriscono per forza e iniziano sempre con quella tipica frase: "Giuro che questa chat si autodistruggerà non appena esaurito l'argomento". Ricordo ancora fu quando una mamma mandò una serie di messaggi contro un'altra mamma, ma invece di mandarli in privato nel sottogruppo, li mandò nella chat di classe. Là, veramente, si sfiorarono i coltelli…».

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