Il profilo social del finto prete denunciato nel Napoletano, tra volontariato e scuole
"Tutti si accorsero, con uno sguardo, che non si trattava di un missionario", cantava Fabrizio De André. Ma se Bocca di Rosa non aveva alcun interesse a passare per quel che non era, diversa cosa era per Antonio M., il finto prete smascherato ieri dai carabinieri nel Napoletano e denunciato per sostituzione di persona: lui per un missionario ci era passato sul serio, e pure per parecchi anni. Abito talare addosso, crocifisso sempre appuntato sul bavero, da prete si era costruito una carriera: incontri pubblici, eventi, persino ospitate in radio.
Di lui, classe '56, pregiudicato per truffa, per associazione per delinquere e per furto, si trovano tracce su Internet come scrittore e come sociologo religioso. Come fondatore dell'associazione "Centro sociale giovanile onlus", con base nel Napoletano e conto corrente dedicato su cui raccogliere le offerte. Ma anche come prete: su Twitter, con ad una foto che lo ritrae insieme a un gruppo di ragazzini, pubblicava come "padre Antonio" e così firmava anche i post.
Finto prete smascherato e denunciato ad Ottaviano
Ieri mattina "don Antonio", è ad Ottaviano, in piazza San Giovanni, davanti alla chiesa omonima. Indossa una giacca grigia, una camicia dello stesso colore ma di tonalità più chiara, spilla con crocefisso sul lato del cuore, collarino ecclesiastico. "Uniforme" da prete, e lui come tale si presenta ai fedeli, coi quali si scatta selfie distribuendo bigliettini della sua associazione.
Ma lì a due passi ci sono i carabinieri, che conoscono il sacerdote di quella chiesa, quell'altro non l'hanno mai visto e si chiedono il motivo di quello "sconfinamento". Così decidono di approfondire e scoprono che quello non è un vero prete. Gli perquisiscono l'automobile, dove trovano altri abiti ecclesiastici, e verificano anche il sito internet dell'associazione riportato sui bigliettini: disattivato. Per il 65enne è scattata la denuncia a piede libero e sono in corso verifiche sull'associazione e, soprattutto, su quell'Iban destinato a raccogliere le offerte.
L'uomo è risultato anche essere percettore del reddito di cittadinanza. Era stato già notato lo scorso 3 maggio, durante la processione della Santa Croce ad Ottaviano, e già allora i militari lo avevano notato e avevano avviato gli accertamenti.
Il profilo social del finto prete, tra eventi e volontariato
Sui social Antonio M. si presenta come direttore del "Centro sociale giovanile onlus", laureato in Filosofia e Teologia, assistente spirituale. Spesso si fa ritrarre davanti alle chiese, con bambini o coi fedeli, sempre vestito col crocefisso al collo o sul bavero. E nei commenti lo chiamano prof, probabile riferimento agli studi di sociologia. Quando capita che una suora lo chiami "padre", però, non replica. Scorrendo i post, si trovano iniziative di volontariato, tracce di ospitate in radio, vari inviti alla donazione.
È soltanto su Twitter che, nel profilo aperto nell'ottobre 2019, che compare come "padre Antonio". Forse è stato in quel periodo che ha deciso di fare il salto, di passare da sociologo a sacerdote. Ma saperlo, per ora, è impossibile: Fanpage.it ha cercato di contattarlo ma uno dei numeri fissi squilla a vuoto, l'altro risulta sospeso e il cellulare è spento.