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Il presidente Tar Campania, Salamone: “Qui impennata di ricorsi per interdittive anticamorra a ditte”

Il nuovo presidente del Tar Campania Vincenzo Salamone a Fanpage.it: “La camorra più invasiva sugli appalti delle altre mafie”. Oltre mille i ricorsi per abusivismo edilizio.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Il presidente del Tar Campania, Vincenzo Salamone
Il presidente del Tar Campania, Vincenzo Salamone

“In Campania c'è un contenzioso importante in tema di ricorsi per le interdittive antimafia. La camorra sul tema di appalti e subappalti sembra più invasiva delle altre associazioni criminali di stampo mafioso. Dove entra una impresa legata alla criminalità organizzata, si crea una forma di assenza del sistema concorrenziale ed è chiaro che il conflitto non può che affiorare in ambito giurisdizionale”. Non ha dubbi il Vincenzo Salamone, 66 anni, originario di Dronero (Cuneo) e nuovo presidente del Tar della Campania – fino a dicembre al capo del Tar del Piemonte – che oggi ha inaugurato l'anno giudiziario del tribunale amministrativo napoletano.

Cento ricorsi a Napoli per interdittive anticamorra

Nel 2021 i ricorsi depositati per l'accesso alla documentazione sono quasi raddoppiati, passando dai 169 del 2020 ai 295 del 2021. Quelli relativi alle interdittive antimafia sono 96. Nel complesso i ricorsi dello scorso anno al Tar Campania sono stati 5.644, 364 in più del 2020, quando erano 5.280. Il grosso dei contenziosi riguarda l'abusivismo edilizio: sono 1.256 i ricorsi per edilizia ed urbanistica.

Presidente, quali sono i settori di maggiore litigiosità?

In primo luogo la Sanità, ma anche le misure antimafia, come detto, l'abusivismo edilizio e i servizi pubblici, nonché le concessioni demaniali e i giudizi di ottemperanza. Il contenzioso per le interdittive antimafia è significativo. Si tratta di una normativa fortemente avversata, perché l'interdittiva in molti casi vuol dire la morte dell'impresa. La camorra, oggi, si configura come un vero e proprio sistema di imprese finalizzate all'accumulazione di risorse economiche. La peculiarità risiede nel fatto che opera contemporaneamente su due mercati: quello criminale e quello legale senza tenerli fra loro separati ma, anzi, favorendo tra i due una costante circolazione dei flussi finanziari.

Quali sono gli strumenti a disposizione nel contrasto alla imprese infiltrate dalla criminalità organizzata?

Fermo restando il perseguimento dell’obiettivo prioritario del contrasto all’infiltrazione criminale, gli istituti antimafia sono volti a favorire un bilanciamento tra la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e il rispetto di preminenti diritti come la libertà di iniziativa economica. Ci sono gli strumenti delle misure di prevenzione, il controllo giudiziario, le misure affidate ai Prefetti. Il loro bilanciamento è molto delicato, anche perché spesso queste imprese gestiscono servizi pubblici.

Questo cosa comporta?

Se in materia di smaltimento rifiuti viene adottata una interdittiva nei confronti di una impresa, questa sostanzialmente cessa di operare con la pubblica amministrazione, ma il danno lo subiscono i cittadini. Anche per questo è stata introdotta una misura intermedia che coordina le altre misure con quelle del controllo giudiziario per far proseguire questi servizi. Ad ogni modo, le esigenze di contrasto alla criminalità organizzata in termini di adozione dei provvedimenti interdittivi in tempi celeri, nonché di segretezza dei procedimenti stessi, non possono ritenersi poste su un piano di parità nel bilanciamento con i contrapposti interessi partecipativi, risultando, comunque, prioritarie.

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Le liti amministrative in Campania sono aumentate durante la pandemia del Covid?

In Campania c'è un alto livello di litigiosità. Sono stato presidente del Tar di Torino fino a dicembre e posso dire che il Piemonte ha un numero di contenziosi pari a un quinto della Campania. Qui oggi c'è un grosso contenzioso col settore Sanitario perché la giunta regionale ha completamente modificato i rapporti con la sanità privata. Ad esempio in Piemonte il rapporto tra sanità pubblica e privata è di 80 a 20, in Campania è di 40 pubblico e 60 privata. Quando c'è una politica nuova in termini di nuovi rapporti con le strutture convenzionate c'è un momento di conflittualità. Si tratta di un tema che bisognerà definire entro l'anno.

C'è il rischio che i continui ricorsi possano bloccare i progetti finanziati dai fondi PNRR che scadono nel 2026?

No, dal punto di vista della giurisdizione amministrativa. Il problema semmai può riguardare le amministrazioni che non sono preparate nei settori tecnici: mancano i progetti, le strutture adeguate alla realizzazione dei progetti e anche la fase progettuale deve essere esternalizzata. Carenze legate anche al blocco del turn over soprattutto con l'assunzione di tecnici nel pubblico.

Si può fare un bilancio dei risultati del nuovo Codice dei Contratti sugli appalti?

L'ultimo codice dei contratti non credo che abbia dato risultati positivi. È stata una scelta del 2016 affrettata. Fondata molto sull'Anac che oggi è in grosse difficoltà operative, non ha quel ruolo centrale che nel 2016 gli era stato attribuito. Credo che si vada verso un nuovo codice molto più snello, con una disciplina semplificata.

Qual è lo stato di salute della giustizia amministrativa a Napoli?

È buono, nonostante la carenza di organico: 10 magistrati in meno rispetto ai 49 sulla carta. Napoli ha un tempo di definizione dei contenziosi che non supera i due anni. Inoltre, si è registrato un decremento di cause del 15 per cento, raggiungendo elevati standard di efficienza e produttività. Il lavoro profuso con impegno dai magistrati e dal personale di segreteria ha consentito il raggiungimento nel 2021 di importanti risultati come la percentuale di decremento dell'arretrato, pari a -15,28%, da 13.243 ricorsi pendenti al 31 dicembre 2020 a 11.220 pendenti al 31 dicembre 2021.

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