Il prefetto di Napoli spiega cosa sono le zone rosse e perché vengono istituite

Michele Di Bari, prefetto di Napoli, spiega il meccanismo delle «zone rosse». E fa un bilancio del provvedimento adottato in alcune aree della città di Napoli e dei principali comuni della provincia partenopea.
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Le "zone rosse" di sicurezza nelle città evocano in Italia scenari di restrizione delle libertà. Quelle istituite in molte zone del Paese hanno lo scopo di tenere sotto controllo aree sensibili dalle quali allontanare subito soggetti che dovessero risultare a rischio per qualche motivo. Il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, è invece convinto di un fatto: per far capire alle persone l'importanza dell'istituzione delle zone rosse, volute dal Viminale (lui la definisce «una decisione illuminante e lungimirante del ministro Piantedosi») occorre spiegare il meccanismo di questo provvedimento.

«Molto semplicemente – dice Di Bari a Fanpage – si tratta di circoscrivere una porzione di territorio in una città. Il che non significa minare la libertà di espressione o di movimento in quell'area. Al contrario, significa potenziarla. La zona rossa è uno strumento adottato con provvedimento prefettizio per una ragione precisa: se una persona, un facinoroso, viene individuato come potenzialmente pericoloso e in grado di generare tensione all'interno di quell'area, le forze dell'ordine possono procedere al suo allontanamento immediato. E questo cosa provoca? La tensione si abbassa istantaneamente. Quando si verificano risse, episodi legati alle baby gang o altre situazioni critiche, c'è bisogno di uno strumento che abbia un'efficacia immediata, oltre a quelli già a disposizione delle forze di polizia. È uno strumento che non mina la libertà di movimento. Inoltre, è una misura provvisoria: ha una durata di tre mesi, al termine dei quali valuteremo i risultati ottenuti. Non è detto che vengano prorogate: si tratta di uno strumento efficace, ma allo stesso tempo temporaneo e flessibile».

Il check trimestrale, spiega il capo dell'Ufficio territoriale di Governo a Napoli, ha portato altre richieste sulla scrivania: «Abbiamo adottato provvedimenti per l'istituzione di zone rosse a Napoli, in determinati quartieri, così come a Pompei (nella parte storica), a Castellammare di Stabia e a San Giorgio a Cremano, sempre con la condivisione dei rispettivi sindaci. Abbiamo inoltre individuato tre zone rosse nella città di Portici, nell'ambito di un comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con il consenso del sindaco, che ha condiviso l'iniziativa».

Sicurezza e trasporti: il caso dell'assalto alla Circumvesuviana

Tuttavia, ci sono episodi che avvengono improvvisamente, come il recente assalto al treno della Circumvesuviana nella zona stabiese, nel contesto di uno scontro tra tifoserie.  Questi episodi possono essere prevenuti? Possono essere previsti?

Spiega il prefetto di Napoli: «La sicurezza nei trasporti è stata, fin dal mio arrivo a Napoli, una priorità assoluta nella mia agenda. Un'iniziativa importante in questo ambito è stata la Polmetro, voluta dal ministro Piantedosi e immediatamente adottata. Abbiamo assegnato agenti della Polizia di Stato dedicati esclusivamente alla vigilanza nella metropolitana di Napoli. Grazie a questo dispositivo, in meno di quattro minuti le forze di polizia sono intervenute sul posto ed è stato evitato il peggio».

Il discorso si sposta poi sulla valutazione degli eventi a rischio: «La sicurezza durante gli eventi sportivi è ormai gestita con un modello di pianificazione accurato: vengono definite in anticipo vie di fuga, percorsi e presidi nei comuni attraversati dalle tifoserie. L'assalto alla Circumvesuviana non rientrava in questo tipo di dinamiche. Si è trattato di individui incappucciati che hanno sfogato la loro violenza senza alcun legame con lo sport o con il rispetto della dignità delle persone. Detto questo, dobbiamo porci un'altra questione: anche l'ente proprietario della Circumvesuviana deve lavorare con noi per evitare che episodi simili si ripetano in futuro».

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