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Il patto per Napoli di Pd-M5s e Leu: piano (e tasse) per evitare il fallimento del Comune

Efficienza nella riscossione dei tributi, efficientamento della gestione del debito e una nuova addizionale Irpef (nella città con le tasse locali più alte d’Italia): il piano doloroso e necessario per salvare il Comune di Napoli dal fallimento, nella proposta di Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle e Liberi e Uguali.
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"Patto per Napoli", firmato da Enrico Letta per il Partito Democratico, da Giuseppe Conte per il Movimento Cinque Stelle e da Roberto Speranza per Liberi e Uguali: è il documento, datato oggi, che ha convinto Gaetano Manfredi a candidarsi sindaco di Napoli col centrosinistra. Manfredi aveva posto una condizione: avere possibilità di manovra coi conti disastrati del Comune di Napoli. E il documento, 5 pagine, è la proposta del centrosinistra che regge (in parte) il governo Draghi, per salvare il salvabile ed evitare che il prossimo sindaco di Napoli non sia altri che un commissario liquidatore.

«Come rendere sostenibile il debito e liberare risorse per il rilancio della città» , recita il documento. Già, come si fa? Nella premessa sono spiegate le linee guida e Napoli è definita «investimento per il Paese»:

In questo momento storico, Napoli è la città che presenta le maggiori criticità economiche e sociali. Il paradosso è che rappresenta anche il giusto laboratorio per lo sviluppo. Investendo su Napoli, esaltandola, rendendola pienamente una città europea, seppur conservando le sue straordinarie tipicità culturali, si rende un servizio all’Italia intera. E non soltanto per ragioni simboliche, pur validissime, di vicinanza tra Nord e Sud, di bene comune, di unità nazionale. L’investimento su Napoli è un investimento per il Paese poiché rappresenta il punto di partenza, concretamente sperimentale, di una inversione di rotta applicabile a tutte le città – grandi, medie o piccole – in difficoltà. Se riparte Napoli, riparte l’Italia dei Comuni.

Si fa come fu fatto per Roma: gestione commissariale del debito della Città di Napoli. La  base è un modello che interviene sui Comuni capoluoghi di Città Metropolitana in quanto asset strategici del sistema economico nazionale), sulla falsa riga di quella in essere dal 2008 per La Capitale.

L’estensione all’intero triennio 2021-2023 e l’incremento da 500 milioni ad almeno 1 miliardo annuo della dotazione del Fondo per il sostegno all’equilibrio di bilancio degli enti locali, la cui istituzione è prevista dal DL n. 73 del 2021 (c.d. sostegni-bis);

un Piano straordinario per l’assunzione e la riqualificazione di personale da parte degli enti locali, con particolare riferimento a figure professionali dotate di qualificazione specifica.

Potenziare la riscossione dei tributi

Gli interventi, secondo la proposta, vanno tuttavia combinati con un rafforzamento di strumenti recentemente introdotti dalla legislazione per agevolare la gestione del debito degli enti locali:

  • Fondo per gli enti in difficoltà finanziarie imputabili alle condizioni socio economiche dei territori;
  • Fondo per il concorso al pagamento del debito dei comuni capoluogo delle città metropolitane;
  • Avvio della ristrutturazione del debito degli enti locali con accollo  allo Stato.

«A Napoli devono essere assicurati i livelli essenziali di prestazioni in materia di Istruzione, di Servizi Sociali, di Trasporto Pubblico e di Gestione del Territorio», si legge. E poi le amare constatazioni: la città negli ultimi 10 anni (ma anche prima) era ed è stata incapace di riscuotere efficacemente i tributi.

La proposta è potenziamento di tutti gli uffici addetti alla riscossione locale: una riorganizzazione per implementare con nuovi ed incisivi strumenti la riscossione, con drastica riduzione dei tempi di accertamento.

Il debito e la nuova addizionale Irpef

La proposta di Pd-M5S-Leu dice che «Napoli deve diventare un laboratorio nazionale in cui sperimentare un nuovo modello di intervento e gestione del debito a favore dei Comuni capoluogo di Città Metropolitane». Questo intervento, trova un precedente nella gestione commissariale del debito di Roma Capitale.

Obiettivo è quello di introdurre due distinte due gestioni, tra loro separate:

una Gestione commissariale – affidata ad un Commissario di Governo – che prenderebbe in carico tutte le entrate di competenza e tutte le obbligazioni assunte ad una certa data;una Gestione ordinaria, competente per il periodo successivo alla suddetta data, ed affidata agli organi istituzionali del Comune.

Il Commissario di Governo procederebbe all'accertamento definitivo del debito del comune di Napoli, al fine di redigere, entro un certo termine, il piano di rientro delle passività pregresse del comune, aggiornato in termini di crediti certi, liquidi ed esigibili.

Alla luce delle dimensioni del debito del comune di Napoli e delle quote da recuperare in ciascun anno – in base al PRFP e alle ulteriori misure di ripiano  – sarebbe necessario destinare al finanziamento della gestione commissariale una dotazione non inferiore a 150 milioni di euro annui.

Sulla base del modello utilizzato per il Comune di Roma, la maggior parte di tale dotazione andrebbe garantita da un contributo annuale dello Stato.

La dolente nota:  finanziare un'altra parte della dotazione economica con l'istituzione di addizionali commissariali (all’Irpef e ad altri tributi locali, inclusi i diritti di imbarco all’aeroporto di Capodichino o al Porto di Napoli). Napoli ha già le tasse locali più alte d'Italia: reggerà questa misura?

 

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