Il parroco di Casamicciola: “La speranza non deve morire, di trovare presto chi manca”
"La speranza non deve mai morire, di trovare presto chi manca all'appello". Sono le parole del parroco di Casamicciola Gino Ballirano, intervistato dopo la frana che ieri mattina ha devastato Ischia, provocando tre morti, tra i quali una bambina di circa sei anni. "Stiamo partecipando tutti alla ricerca dei dispersi. Mi ha colpito quello che diceva uno dei giovani, il fatto che sono nostri fratelli. L'attesa è snervante, siamo molto tesi. Speriamo che riusciremo presto a restituire queste persone alle loro famiglie. Ieri oltre al ritrovamento del corpo mi ha colpito quando ho visto delle persone, che avevo provato a contattare telefonicamente, ma che non rispondevano scendere da una strada di montagna".
"Quando le ho riviste e mi sono accorto che stavano bene, è stata la gioia più grande della giornata. Alcune delle persone rimaste vittime dell'alluvione le conosco personalmente e conosco le loro famiglie – continua il parroco – come la madre di Eleonora, che è un'amica di mia madre, suo fratello, che è amico del mio e che da Milano ieri mi ha comunicato la drammatica notzia del fatto che l'avevano trovata morta". Eleonora Sirabella, trentuno anni, è la prima vittima il cui corpo è stato rinvenuto a seguito della frana. Il secondo corpo è stato quello di una bambina, mentre il terzo, il cui ritrovamento è stato annunciato nel pomeriggio di domenica, di una donna anziana.
"Svegliati da un boato, non capivamo cosa fosse"
Una cittadina che ha assistito alla frana ha raccontato: "Ho visto scendere una cascata d'acqua e fango, siamo saliti sopra la strada, perché volevamo chiudere il parcheggio, ma non ci siamo riusciti perché già era pieno di fango". Un uomo racconta cos'è successo poco prima dei drammatici fatti: "Ci siamo svegliati con il boato, non abbiamo capito se era un terremoto, un tuono o un fulmine, perché qua c'è già stato il terremoto e inizialmente non abbiamo capito cosa fosse". Chi vive ad Ischia è esausto delle conseguenze provocate dalle calamità naturali e ci si domanda cosa sia meglio fare: "Credo che si arrivi un punto in cui ci si chiede perché si resta ancora qua – continua – Chi rimane è perché ci è nato e si fa coraggio, ma ad un certo punto ci si domanda, ma ne vale davvero la pena?".