Il Parco dei Quartieri Spagnoli chiuso da un mese. Ma è area di attesa in caso di terremoto

Protesta dei cittadini per la chiusura del Parco dell’ex Ospedale Militare ai Quartieri Spagnoli di Napoli, unico polmone verde del rione, a cui si accede da via Trinità delle Monache, frequentato quotidianamente da decine di famiglie e inaccessibile, ormai, dall’inizio di marzo. Sulle mura del cancello esterno, negli ultimi giorni, sono stati affissi striscioni di protesta: “Il Fai apre i parchi il Comune e la Municipalità li chiude”. “Il parco deve riaprire subito”. “Il parco è un centro di attività ludiche per i bambini”.
Il parco chiuso dell’ex Ospedale Militare è area di attesa per il terremoto
Uno degli striscioni è appeso proprio sotto il cartello verde della Protezione Civile. Il Parco dei Quartieri Spagnoli chiuso, infatti, è area di attesa per il rischio terremoto a Napoli. Un luogo sicuro, insomma, individuato dalla Protezione Civile, per la prima accoglienza della popolazione in caso di calamità o disastro naturale.
Il parco, però, come raccontato da Fanpage.it, è chiuso dall’inizio di marzo. Qual è il motivo? L’ex Ospedale Militare, con annessi i due giardini superiore e inferiore, è al centro di un progetto di riqualificazione. Il complesso è di proprietà dell’Agenzia del Demanio, ma è gestito dal Comune di Napoli, in particolare il dossier è in mano all’Assessorato all’Urbanistica. Palazzo San Giacomo sta lavorando da 8 anni al piano per rilanciare la struttura, in collaborazione con associazioni civiche e ambientaliste ed altri enti.
Al momento è stata presentata la Progettazione di fattibilità tecnica ed economica ed esecutiva, comprensiva di rilievi e indagini, della verifica di vulnerabilità sismica, della diagnosi energetica, della direzione dei lavori e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione dell’intervento chiamato “Community Hub – incubatore di cittadinanza attiva, Complesso della SS. Trinità delle Monache”.
I Pini saranno abbattuti, al loro posto l’Acacia del Giappone
Cosa prevede questo progetto? Per il giardino superiore, dove sono presenti pini e cipressi, si è deciso l’abbattimento di tutti gli alberi ad alto fusto. Ad eccezione di 2-3 esemplari: una Bunya (Araucaria bidwilli), un Cipresso mediterraneo (Cupressus sempervirens) e una Magnolia grandiflora, nonché la rimozione della restante vegetazione arborea ed arbustiva. La decisione è stata assunta dopo una perizia degli agronomi per motivi relativi allo stato fitostatico o fitosanitario degli esemplari. Pini e cipressi saranno abbattuti e sostituiti, a quanto apprende Fanpage.it, da 45 esemplari di Acacia del Giappone (Sophora japonica), distribuiti su quattro filari paralleli.

Al momento, a quanto appreso da Fanpage.it da fonti comunali, sono in corso ulteriori verifiche con l’agronomo per determinare con precisione quali e quante sono le piante da abbattere. Solo al termine di questi approfondimenti, il Comune potrà redigere un piano dettagliato, che andrà poi presentato e approvato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali. Il Parco resterà quindi chiuso al pubblico fino a quando non si riceverà il parere della Soprintendenza e si procederà alla rimozione delle specie individuate.