Il papà di Ornella, uccisa dal marito a Napoli con 12 coltellate: “Voglio giustizia, non vendetta”
Giustizia, ma non vendetta. È quello che chiede Giuseppe Pinto, il padre di Ornella, l'insegnante di sostegno di 39 anni uccisa dall'ex marito nella loro abitazione del quartiere Arenaccia, a Napoli. Almeno 12 coltellate, tra schiena e petto, mentre il bambino piccolo della coppia stava dormendo. L'uomo, scappato subito dopo l'aggressione, ha guidato per oltre due ore e si è consegnato ai carabinieri a Terni, confessando di avere ammazzato la moglie.
In un video pubblicato dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, Peppe Pinto racconta la storia della figlia da quando, giovanissima, si divideva tra l'università e dei lavori di fortuna nei negozi per pagarsi gli studi, riuscendo a realizzarsi nonostante le precarie condizioni economiche della famiglia: una laurea con 110 e lode e due master, seguendo quella che per lei era una missione più che una professione, nel solco dello spirito di solidarietà che le era stato inculcato proprio tra le mura domestiche. "Quello che chiedo è che mia figlia continui a vivere nel mio cuore – dice il padre della docente visibilmente scosso – non voglio vendetta, voglio giustizia. Voglio che non succeda ad altre persone. Mi rivolgo ai politici, chiedo se il loro è un lavoro, come dovrebbe essere, una missione. Devono avere la capacità di intervenire quando ci sono problemi di questa natura, e non solo".
Ornella Pinto è stata ferita a morte nella notte di sabato scorso, 13 marzo. Il marito, Pinotto Iacomino, 43 anni, l'ha accoltellata numerose volte ed è scappata. In casa c'era anche il bambino della coppia, due anni, che stava dormendo al momento dell'aggressione. L'uomo si è costituito ai carabinieri di Montegabbione (Terni) alle 7 del mattino, è stato rinchiuso in carcere a Terni. Si erano lasciati da un paio di mesi, ma prima di sabato il marito non aveva manifestato segni di aggressività. La 39enne è deceduta alle 10 nell'ospedale Cardarelli di Napoli, dove era arrivata in condizioni disperate. Oggi, 15 marzo, enti e istituzioni, oltre agli ospedali, hanno tenuto le bandiere a mezz'asta in segno di lutto.