Il Movimento Neoborbonico scrive a Toni Servillo: “Inesattezze storiche nel film L’Abbaglio”
Una lettera aperta a Toni Servillo, per sottolineare errori storici nel film "L'Abbaglio", che racconta una parte della Spedizione dei Mille, vista dal punto di vista del Generale Vincenzo Giordano Orsini, durante le prime fasi della guerra in Sicilia. L'ha scritta il professor Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico. Nella lettera, il professore sottolinea quelle che a suo avviso sarebbero diverse inesattezze storiche, seppur sottolineando la propria "ammirazione per il Servillo-attore" che tuttavia "non impedisce di inviare alcune riflessioni al Servillo-storico".
Una di queste inesattezze, ad esempio, riguarderebbe come ai Mille di Garibaldi si fossero uniti "circa quarantamila "volontari" in gran parte sabaudi", ma anche che "la famosa spedizione fu il frutto di lauti finanziamenti inglesi e massonici". Non solo: ma anche che "prima dell'unificazione al Sud si registravano livelli di industrializzazione o redditi medi o depositi bancari pari o superiori a quelli delle altre regioni italiane e che tutti questi indici diventarono negativi solo dopo il 1860".
Tra le altre presunte inesattezze storiche, anche quella che "solo dopo il 1860 nacque una questione meridionale mai conosciuta prima con milioni di meridionali diventati emigranti solo dopo il 1860 in una tragedia che, per i nostri giovani, non è mai finita". Ed infine, sempre a Toni Servillo: "Davvero crede che i paesini siciliani fossero "incivili" dopo secoli di una antica e straordinaria storia siciliana e napoletana? Crede davvero che i paesini più lontani delle regioni padane di quel tempo fossero più "civili"? E, in fondo, crede davvero al fatto che i soldati delle Due Sicilie che anche lei "massacra" nelle vesti di Orsini, non fossero "italiani" come gli altri e non meritino oggi il nostro rispetto e magari, finalmente, anche un film per aver combattuto fino alla fine per la loro patria del tempo (quella napoletana) preferendo deportazioni e morte alle carriere facili o al tradimento ("uno Dio uno Re", il loro disperato e commovente grido)?"